Profughi, il piano inattuato: a Piacenza si passerebbe da 189 a 84 presenze

 L’incendio della struttura di Carattta, frazione di Gossolengo, che avrebbe dovuto ospitare una ventina di profughi – su una popolazione residente di circa venticinque persone – ha riportato al centro del dibattito il tema dell’accoglienza di questi stranieri. E così, mentre le indagini proseguono per stabilire chi abbia appiccato le fiamme, ci si interroga  su come il territorio piacentino possa continuare ad accogliere chi scappa da paesi in guerra o persecuzioni, senza però destabilizzare le realtà locali. 

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Per farlo, abbiamo scoperto che esiste un piano inattuato di “Ripartizione distrettuale di accoglienza profughi”, da tempo nelle mani delle amministrazioni e della Prefettura, che potrebbe attenuare l’impatto dei richiedenti asilo distribuendoli, non più in base ai bandi vinti da privati ma al numero degli abitanti dei vari Comuni. Che però, come spesso accade, finora è rimasto lettera morta. 

In totale a Piacenza e provincia, i profughi ad oggi ospitati sono 236 distribuiti su un totale di meno di dieci strutture. Secondo questo piano, per esempio, il capoluogo passerebbe dall’avere 189 profughi ai più sostenibili 84. Stesso discorso per realtà che adesso devono sostenere impegni ben maggiori alle loro possibilità. Pontedellolio dai 15 attuali passerebbe a 4, Coli da 9 a 1 e così via. 

E allora perché il piano non viene attuato? Sempre i numeri e il modo di intendere la politica in Italia, forse, possono dare una risposta. Se è vero che alcuni Comuni sarebbero sgravati dal carico di molti stranieri, è altrettanto vero che altre realtà dovrebbero farsene carico, benché in numero sostenibile. E in un paese in perenne campagna elettorale, sono in pochi i sindaci che scelgono di aprire alla prospettiva di ospitare questi stranieri, nonostante il numero esiguo. 
 
Prendiamo due grossi centri come Castelsangiovanni e Fiorenzuola. Ora non ospitano nessuno degli stranieri arrivati con le ondate dal nord Africa, mentre con la ripartizione per abitanti dovrebbero farsi carico di 11 stranieri nel primo caso e 13 nel secondo. E anche altre amministrazioni sarebbero chiamate a fare la loro parte. Rottofreno dovrebbe accoglierne 11, Podenzano 7, Carpaneto 6, mentre oggi non ne ospitano nessuno. E ancora, a Borgonovo e Rivergaro 6, a Caorso, Castelvetro, Pontenure e San Giorgio 5 e a Gossolengo 4 (e non 20 nella sola frazione di Caratta), oltre a numeri ancora minori in altri Comuni. 

Abbiamo posto la questione all’assessore al nuovo Welfare di Piacenza, Stefano Cugini, che da tempo sostiene il progetto: “L’idea è di gestire l’accoglienza su scala distrettuale, quindi provinciale, in base alla popolazione. Una ripartizione equa che prevede la distribuzione di piccoli nuclei più o meno in tutti i paesi del territorio – ha spiegato – e questo ci permetetrebbe di garantire dignità nell’accoglienza e selezionare le persone che hanno davvero bisogno da quelle che arrivano solo per sfruttare privilegi”. 

Insomma, se tutti facessero la propria parte, episodi come quello registrato a Caratta, così come altri che in passato hanno creato tensione a Piacenza, sarebbero ben più rari, ha chiarito Cugini: “E’ ovvio che il capoluogo, avendo più abitanti, avrebbe un numero più alto di profughi ma che saprebbe gestire. La Prefettura, invece, a seguito di una manifesta indisponibilità del territorio alla ripartizione, ha semplicemente aperto un bando al quale hanno partecipato un numero limitato di gestori che hanno individuato delle strutture e in quelle però hanno messo grandi numeri di persone”.