“E' difficile che il dibattito politico italiano affronti il tema dell'ambiente, considerato in genere un tema collaterale. Eppure oggi, dopo la sentenza della cassazione su Eternit, dobbiamo confrontarci con lo sgomento di tutti”. Queste le parole della senatrice di Sel Loredana De Petris, presidente del gruppo misto, giunta oggi a Piacenza per sostenere Roberto Bassi, Giuseppe Mori, Alessandra Calì e Sara Dallabora, i candidati di Sel alle elezioni regionali del prossimo 23 novembre. E dopo tante battaglie spese a tutela dell'ambiente non poteva che aprire l'incontro di ieri sera in Via Martiri della Resistenza con il commento della recente sentenza sul disastro Eternit che ha annullato la condanna a 18 anni inflitta dal tribunale di Torino, in appello, a Stephan Schmidheiny, per prescrizione del reato di disastro ambientale.
“Si tratta della prescrizione di una strage che riguarda tanti territori, non solo Casale Monferrato. Di fronte a quella sentenza sia i commenti dei giornali che il dibattito al Senato hanno visto tanti protagonisti dibattere sul problema della prescrizione. L'ex Cirielli si è dimostrata ancora una volta debole con i forti e forte contro i deboli. Ma la vera questione oggi è la necessità di introdurre il reato di disastro ambientale che manca nel nostro codice penale. La codificazione del reato ambientale significherebbe anche il riconoscimento dell'ambiente come bene comune e valore per la società. Nelle commissioni di Camera e Senato giace una proposta di legge inascoltata da anni e osteggiata da Confindustria”.
Voltare pagina e immaginare un modello di sviluppo che veda nell'ambiente non solo una risorsa da preservare ma anche un volano per l'economia è dunque secondo la senatrice l'unica strada perseguibile. “Considerare l'ambiente come una risorsa da sfruttare all'estremo ha prodotto le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti. In questo momento di crisi strutturale profonda, penso che la questione ambientale esiga un salto di qualità, portando a modificare l'idea di sviluppo. Non possiamo continuare a pensare che l'unico fattore di sviluppo delle città sia quello del consumo del territorio a favore della crescita edilizia. Oggi siamo arrivati a un bivio: dobbiamo cominciare a intervenire in modo diverso a partire dalle Regioni che hanno competenza primaria sulle scelte energetiche. Investire su settori che rappresentano oggi l'unica opportunità di futuro darebbe respiro alle economie locali, soprattutto delle aree interne”.
Dura la critica anche verso l'indirizzo intrapreso dal governo con il decreto Sblocca Italia: “Lo Sblocca Italia e' un pacchetto sblocca cemento che riguarda solo grandi opere che non producono importanti nuovi posti di lavoro. In uno scenario decennale di investimento, le stesse risorse (40 miliardi di euro) potrebbero essere impiegate per far ripartire le piccole economie e le piccole imprese, favorendo la spinta all'innovazione e creando molti più posti di lavoro. E mancano del tutto investimenti sul trasporto pubblico che hanno direttamente a che fare con il miglioramento delle condizioni di vita”.
Il concetto è chiaro: senza investimenti pubblici a sostegno dell'economia, senza misure anticicliche, la ripresa e' impossibile. “Una lezione che gli americani, imparando dalla grande crisi del '29 hanno infatti fatto propria, a differenza di quanto accaduto in Europa, consentendo attraverso gli investimenti pubblici di ridurre la disoccupazione. Crisi ambientale e crisi economica sono strettamente intrecciate. Non possiamo più aspettare. Dobbiamo cambiare a partire dal nostro approccio alla comunità non più legata ai modelli di consumismo ma a quelli di solidarietà e rispetto della natura. E sono valori che contano per chiunque si definisca di sinistra.
Pensare di puntare la competizione internazionale sul terreno dell'abbassamento dei costi di lavoro e' assurdo. Possiamo competere solo sulla creatività', l'innovazione, e la proposta di servizi che incidono sulla qualità della vita, a partire dalla scuola”.