Ha ancora la valigia in mano quando alle 18 in punto arriva al 36 di Corso Vittorio Emanuele ed entra in volata nel Point elettorale di Katia Tarasconi e Gianluigi Molinari, candidati del Pd alle regionali di domenica 23 novembre. Roberto Reggi ci teneva ad esserci ed è tornato prima da Roma solo per portare le ragioni del suo sostegno incondizionato ai due candidati più giovani del Partito democratico piacentino. E’ il momento finale di questa campagna elettorale e non poteva che essere nel segno di Reggi, due volte sindaco di Piacenza e poi impegnato nella guida del Paese come sottosegretario del Governo di Matteo Renzi e ora alla direzione dell’Agenzia del Demanio. Un percorso lungo, iniziato ormai dodici anni fa, segnato da passaggi determinanti (si pensi all’arrivo di Renzi a Piacenza nel 2012 con un pienone bipartisan al Teatro Municipale mai visto prima per un politico) e caratterizzato da un elemento che lo stesso Reggi decide di sottolineare con forza: la coerenza. «Siamo insieme fin dall’inizio – dice riferendosi a Katia Tarasconi e Gigi Molinari – Abbiamo condiviso un’idea, un progetto politico che è rimasto lineare nel tempo, sempre uguale e sempre rivolto alla costruzione prima di una città, Piacenza, poi di un Paese e oggi anche di una Regione che siano migliori per i cittadini. Per tutti i cittadini». Un progetto senza compromessi, senza dietrofront, senza cambi di bandiera, dice Reggi, «anche quando è stato necessario finire in panchina, come è capitato a me per due anni, per poi essere richiamato a rivestire ruoli di responsabilità nel Governo di questo Paese». «E questi due amici, questi due fratelli – così Roberto Reggi definisce Tarasconi e Molinari – hanno condiviso con me questo percorso dall’inizio e ci hanno sempre creduto con coerenza e grinta». Un progetto che oggi, solo a Piacenza, si traduce nel sostegno a Katia Tarasconi e a Gigi Molinari da parte di una fetta determinante degli amministratori locali, basti pensare al sindaco Paolo Dosi, al vice Franco Timpano e a numerosissimi assessori e consiglieri comunali.
E’ un dato importante questo della coerenza, secondo l’ex primo cittadino di Piacenza, anche perché determina il futuro del percorso in questione che, a livello nazionale, è rappresentato dal premier Renzi: «Questo Pd non può tornare indietro – dice – Non può tornare ad essere il Pd dei pochi ma buoni, deve essere un partito aperto e moderno, un partito che quando governa e amministra guarda e raccoglie il buono da chiunque e da qualunque parte provenga con l’unico scopo di migliorare i territori, le regioni, l’Italia». Ed è questo il punto, con riferimento alla Regione Emilia-Romagna e al ruolo che in regione riveste Piacenza: «Chi ci ha amministrato finora non ha saputo rappresentare adeguatamente il nostro territorio, nemmeno quando alla presidenza c’era un nostro concittadino». E il riferimento all’onorevole Pierluigi Bersani, ex segretario nazionale del Pd nonché governatore emiliano-romagnolo dal ’93 al ’96. «E’ come se ci si vergognasse di voler dare una mano a Piacenza» chiosa Reggi. Ora però, aggiunge, è necessario un drastico cambiamento di rotta, è necessario che le peculiarità di questo territorio, che è un territorio di confine che guarda alla Lombardia, vengano tenute in seria considerazione e valorizzate come meritano. E la prima cosa da fare perché questo avvenga, perché il cambiamento di rotta sia reale, è andare a votare domenica. Lo sostengono gli stessi candidati appoggiati da Reggi. L’antipolitica è un dato di fatto con il quale, in ogni caso, sarà necessario fare i conti, e questo lo sanno tutti. «L’antipolitica è stata provocata dalla cattiva politica – – conclude il direttore del Demanio – Ma la politica non è tutta cattiva. La politica buona, rappresentata dalla grinta, dalla determinazione, dall’onestà e dall’azione amministrativa di questi due ragazzi (Tarasconi e Molinari, ndr), è la chiave per far tornare le persone a fidarsi di chi le governa».