“Fratelli Italia unica alternativa concreta allo strapotere della sinistra”

Una destra omologata, quasi rassegnata, come se considerasse ineluttabile lo strapotere che la sinistra ha sempre avuto in Emilia-Romagna. Una sinistra che di fatto tende a rivestire ogni ruolo, opposizione compresa, occupando tutti gli spazi lasciati liberi. Ed è questa la più grave delle colpe di una parte politica, il centrodestra, che non è stata capace di esprimere un’alternativa seria, credibile, coraggiosa all’altra parte, quella che governa da decenni la Regione. E un’alternativa è indispensabile, oggi più che mai; ed è indispensabile che sia un’alternativa senza compromessi, basata su valori che non possono essere svenduti. E’ in sintesi quanto emerso dall’incontro che si è tenuto nel pomeriggio in un’affollata sala Cattivelli del Comune, a Piacenza, dove l’ex onorevole del Pdl Fabio Garagnani, bolognese di San Giovanni in Persiceto, è arrivato a sostenere la candidatura alle regionali di un altro ex onorevole, Tommaso Foti. L’alternativa in Emilia-Romagna è dunque Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale che a Piacenza esprime quattro candidati: Tommaso Foti, appunto, e poi Edoarda Ghizzoni, Giancarlo Tagliaferri e Anna Gregori (presente oggi a palazzo Mercanti). Un sostegno forte, quello di Garagnani, anche alla luce della sua storia politica e soprattutto alla luce delle scelte più recenti: lasciare il Pdl per entrare a far parte di Fratelli d’Italia. 

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«Oggi in Emilia-Romagna servono persone che siano libere da vincoli consociativi e che siano in grado, e lo siano davvero, di portare avanti idee di libertà con coraggio, determinazione e competenza». E insiste sul termine libertà, Fabio Garagnani, nel riferirsi a Tommaso Foti come unica alternativa credibile in un contesto di rassegnazione di fronte all’ineluttabilità del governo della sinistra «che in Regione la fa da padrona godendo di uno strapotere di fronte al quale i cittadini emiliano-romagnoli non possono che fare da spettatori». 

E la partita è importantissima, molto più di quanto una larga parte di elettori si renda conto. Basti pensare che il 75% del bilancio della Regione riguarda la Sanità, che incide fortemente dunque sugli interessi di ogni singolo cittadino. E questa Regione, dice Garagnani, pur senza raggiungere livelli negativi di altre parti d’Italia, sta iniziando a segnare il passo rispetto a Lombardia e Veneto. «Questo non deve accadere». 

Sull’aspetto del potere della Regione punta Tommaso Foti nel prendere la parola. «In teoria le Regioni dovrebbero essere organi legislativi – dice – e cioè che sostituiscono lo Stato in determinate funzioni legislative». E invece cosa sono diventate? Foti risponde con i numeri: «La Regione Emilia-Romagna ha 28 società partecipate, 46 enti pubblici vigilati, 58 enti di diritto pubblico controllati; un reticolo burocratico e politico che vede impegnati oltre duecento consiglieri di amministrazione e un centinaio tra amministratori delegati e direttori generali». Foti parla di una «gigantesca rete di potere che controlla il cittadino emiliano-romagnolo dalla culla alla bara». Va invertita la tendenza, dice Foti, e lo si può fare solo avendo le carte in regola e battendosi uscendo dagli schemi, rompendo certi meccanismi con il coraggio di portare avanti battaglie politiche che rappresentino gli ideali del centrodestra. Ideali come la vita (e Foti cita i consultori medici regionali come dei centri pro-aborto nel silenzio e nell’omertà di tutti), come l’identità culturale, come la sicurezza. «Il punto centrale – conclude Foti – è che la sinistra ha sempre fatto della politica una professione e l’occasione per elargire favori senza affrontare i veri temi, quelli che interessano le coscienze, la salute, la sicurezza e le tasche dei cittadini».