Sanità regionale e ospedale, la battaglia di Foti (FdI) contro gli sprechi

Spreco di denaro pubblico e sanità regionale. Una vergogna di cui Piacenza, terra di confine, è un esempio negativo passato sotto silenzio per anni. E’ da qui che parte il candidato di Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale alle regionali Tommaso Foti per lanciare un attacco durissimo a un sistema che «deve cambiare, iniziando a dire ciò che in tanti pensano ma che nessuno dice». La storia di sprechi parte dagli anni ’80 con la realizzazione del nuovo Polichirurgico di Piacenza che fin da subito cozza contro una serie di ostacoli tecnici che ne rallentano fortemente i tempi di costruzione. Una “storia infinita”, come venne definita in un agile e documentato libro-inchiesta pubblicato in quegli anni e scritto dal giornalista di Libertà Giorgio Lambri. Uno dei più importanti ostacoli tecnici fu il rinvenimento di un antico muro di cui la Soprintendenza impose la conservazione e che portò ad una variante progettuale del costo di diversi miliardi di vecchie lire, dovendosi prevedere lo spostamento dei locali adibiti alle cucine. «Ebbene, a distanza di trent’anni l’antico reperto del muro è in completo stato di abbandono e peraltro praticamente irraggiungibile persino per i visitatori del Polichirurgico» attacca il candidato di Fratelli d'Italia ponendo subito i riflettori su un clamoroso spreco di denaro pubblico di fatto taciuto. 

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E questa mattina, incontrando i giornalisti di fronte all’ospedale, li ha accompagnati e vedere e toccare con mano lo spreco di cui parla. Lo spettacolo non ha bisogno di troppi commenti: un antico muro romano relegato in uno scantinato chiuso da un cancelletto senza targhe, senza alcun segno distintivo; un reperto che doveva essere valorizzato e che invece è in parte coperto da erbacce, in parte è diroccato, circondato da sporcizia, calcinacci, bottiglie e contenitori di plastica buttati a terra. Una vergogna, se si pensa al denaro che è stato speso per “conservarlo” e ai salti mortali che hanno dovuto fare i progettisti per modificare la struttura dell’ospedale in considerazione proprio di questo muro romano. 

Un po' meglio conservata ma ugualmente inaccessibile la tomba romana che, nel sotterraneo del Polichirurgico, porta al reparto infettivi. Uno spesso vetro di protezione sporco e nessuna illuminazione interna la rendono decisamente poco “attraente”. Così pure i pacchetti di sigarette e di grissini vuoti visibili al suo interno. Il cartello apposto sul vetro fa da contraltare all'incuria del reperto descrivendo con cura l'importanza del ritrovamento. 

Una visita nei meandri dimenticati del Polichirurgico alla quale hanno partecipato Erica Opizzi e Edoarda Ghizzoni, rispettivamente consigliera comunale e candidata alle regionali, entrambe di Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale. 

«Le tasse che i cittadini pagano per la sanità – prosegue Foti – fanno anche questa ingloriosa e assurda fine. Svariati miliardi di vecchIe lire vennero allora spesi per salvaguardare reperti artistici oggi dimenticato e abbandonato. Ma un po’ tutta l'area dell'ospedale, a partire da quella vecchia, appare in uno stato precario. Eppure di soldi qui se ne sono spesi tanti, troppi. E si sono spesi male». E tutto ciò a fronte di una spesa pro capite per la sanità che in Emilia-Romagna è fra le più alte d'Italia: circa 9 miliardi di euro. «Il modello resta incentrato sul monopolio della sanità a gestione pubblica – sostiene il candidato di Fd’I-An – che costa sempre di più (circa il 70% del bilancio regionale) ed è sempre meno efficiente, come rivelano deficit, ticket, quote fisse, liste d’attesa».

«E’ un sistema per mantenere il quale – prosegue Foti – si tagliano ricoveri e prestazioni anziché spese amministrative, lauti stipendi, inutili consulenze, parchi auto. Un sistema che non riesce a integrare in modo efficace la sanità pubblica con quella privata e del privato sociale».

«Tagliare i fondi per le tariffe che la Regione corrisponde alle strutture sanitarie private convenzionate per servizi importanti come le lungodegenze e la riabilitazione – sostiene Foti – non elimina alcuno spreco ma assesta in realtà un altro duro colpo alla struttura dei servizi sanitari nella nostra regione». Un sistema “fallato” dunque, secondo Foti, e condìto da proclami rimasti lettera morta e promesse disattese: «L’ex presidente Vasco Errani aveva garantito che avrebbe azzerato le liste d’attesa – spiega  – ma così non è stato. Anzi, è aumentata la spinta al pendolarismo verso la Lombardia e il Veneto per contenere il quale la Regione taglia o limita fortemente i rimborsi e rende inaccettabile la compresenza nelle strutture ospedaliere pubbliche di attività medica svolta a pagamento, peraltro prevista dalla legge». 

«Oggi – polemizza Foti – in piena campagna elettorale si assegnano un po’ di soldi, sempre ovviamente presi dalle tasche dei cittadini, per ridurre i disagi. Fino a quando questa presa in giro dovrà continuare?».

Una situazione che va affrontata con serietà e onestà, dunque. E nell’esprimere «piena solidarietà al personale medico e paramedico che fa il proprio dovere , così come lo fa il personale amministrativo», Tommaso Foti pone una domanda che in effetti sorge spontanea: «Possibile che in 30 anni non vi sia stato un piacentino idoneo a ricoprire la carica di direttore generale dell'Asl? Io non ci credo, ma al contrario sono convinto che la Regione, con il Partito Democratico locale che ci ha tenuto il dito, ha voluto nominare sempre dirigenti “forestieri” obbedienti ai voleri della Regione stessa. In tantissimi lo pensano, io lo dico».