Molti hanno atteso questo festivo per trascorrere un ponte in tutto relax, ma quando di mezzo ci sono importanti questioni, il Sap è pronto ad impegnarsi, e così, pur nel giorno di ognissanti, ha effettuato la sua campagna di informazione e sensibilizzazione. E a noi – commenta Ciro Passavanti, segretario provinciale Sap – si sono uniti anche i rappresentanti della Consulta Sicurezza, Roberto Angelelli per il Conapo ed Alberto Ranzani per il Sapaf, ed il loro contributo evidenzia ancor più la necessità che questa unificazione è da farsi. Ai cittadini che si fermavano – ribadisce Passavanti – prima incuriositi, poi interessati e subito dopo pronti a firmare la sottoscrizione, abbiamo spiegato che in questo difficoltoso periodo per il Paese, dove l’economia è ai primi posti della classifica di riforme e di innovamenti, nonostante la richiesta di sicurezza da parte dei cittadini si sia innalzata e le nuove sfide quotidiane alla criminalità richiedano una onnipresenza delle Forze di Polizia, il rischio è quello di trovarsi esclusivamente di fronte a nuovi tagli trasversali. Infatti, come già paventato nei mesi scorsi dal ministro Alfano, la chiusura di 300 presidi di polizia (267 della Polizia di Stato, di cui Piacenza verrebbe investita dalla sparizione della specialità di Polizia Postale e delle Comunicazioni nonché di un’unità di navigazione per il Po, esistente sulla carta ma di fatto mai resa operativa, e presidi dell’Arma dei Carabinieri), contrariamente a quanto si vorrebbe sostenere, servirebbe solo a recuperare 640 milioni di euro, somma che potrebbe essere utilizzata in parte o totalmente per sanare le promesse del premier Renzi sullo sblocco del tetto salariale o per rilanciare i contratti scaduti, ma non di certo rendendo un buon servizio al popolo italiano. Una manovra che costerebbe in termini di sicurezza più di quanto si voglia perseguire la revisione della spesa pubblica. E allora, se di razionalizzazione si vuol parlare, senza spauracchio di cancellare le storie bicentenarie di alcuno e continuando a navigare le acque tranquille del Mare Sicurezza, con la proposta che abbiamo lanciato, seriamente si possono ottenere grandi risultati. L'attuale sistema, come è noto, demanda al Ministero dell'Interno la materia della sicurezza in Italia, attraverso il Dipartimento di Pubblica Sicurezza al quale si aggiunge il concorso dell'Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza in primis, della Polizia
Penitenziaria e del Corpo Forestale dello Stato in secundis, aggiungendo la Polizia Locale e Provinciale. L’organizzazione di queste sette forze di polizia, cinque nazionali e due locali, oltre ai Vigili del Fuoco, che ad oggi, pur essendo entrati a far parte nel comparto sicurezza, ancora attendono l’allineamento retributivo e l’equiparazione alle forze di polizia, e la Guardia Costiera, rappresenta attualmente un complesso che, per contingenti necessità di adeguamenti all’U.E. ed in virtù delle ragioni economiche interne, deve essere rimodernato e riformato. In termini economici questa manovra consentirebbe un recupero stimato intorno ai 4-5 miliardi di euro. In Italia è un dato di fatto che spendiamo circa 503 €. procapite nella sicurezza, Francia e Germania 420. A differenza di quanto si pensi, abbiamo 1 operatore di polizia per ogni 190 abitanti, Francia e Germania 1 ogni 280, Inghilterra 1 ogni 320. Il problema è di avere troppi apparati organizzativi che assorbono il 60% del personale e del denaro, rappresentando un dispendio infinito di risorse. E allora perché avere tante sale operative per ogni struttura? Perché dei tanti uffici che potrebbero essere accorpati senza grossi sforzi,come ad esempio mense di servizio, automezzi, abbigliamento etc, non si effettui una reale ed efficace riforma del sistema? Ciò consentirebbe un recupero di personale da poter destinare a quei servizi finalizzati al controllo e alla sicurezza del territorio, esigenza primaria per la tutela e difesa dei cittadini. O forse si dovrebbe partire con l’istituire il numero unico per le chiamate di emergenza? In Europa, l'implementazione
del sistema per il numero unico 112 per le emergenze, ha sinora raggiunto diversi stati di avanzamento a seconda della volontà dei singoli governi nazionali, in assenza di obblighi stringenti da parte della Comunità Europea e di sanzioni. In Lussemburgo, Danimarca, Finlandia, Islanda, Olanda, Portogallo, Svezia, Lituania ed Estonia il 112 è l'unico numero per tutte le emergenze. In Francia agli esistenti numeri (15 per ambulanze, 18 per i vigili del fuoco e 17 per la polizia), sono state affiancate e istituite centrali operative del 112 presso le principali centrali operative dei vigili del fuoco o miste (15 e 18 insieme, per ora ne sono attive 6). I vigili del fuoco in Francia hanno anche ambulanze per il soccorso medico avanzato. In Austria già attive le centrali del 112 sono ancora attivi anche i numeri di telefono di polizia 133, ambulanze 144 e Vigili del Fuoco 122, ma viene ampliamente pubblicizzato il nuovo numero 112. In Spagna le centrali operative del 112 sono quelle già operative per lo 061 del soccorso medico, oggi sono ancora attive le centrali dello 085 e 062 rispettivamente per vigili del fuoco e
polizia (guardia civile), ma una gran parte delle chiamate di emergenza arriva ormai al 112 che le gestisce e le smista. Nella Repubblica Ceca il numero 112 era sino a pochi anni fa il numero dell'ora esatta. Oggi la Repubblica Ceca ha istituito un sistema di centrali operative del 112 estremamente organizzato, capace di localizzare il chiamante e con una tecnologia che, come in Svezia, permette agli operatori di poter ricevere chiamate anche da distretti distanti, qualora ad esempio il distretto dell'utente sia sovraccaricato o non in grado di rispondere (ad esempio in caso di calamità). Molto interessante la possibilità di utilizzare le competenze di operatori 112 online che conoscano lingue straniere, infatti in ogni momento è possibile visualizzare quali operatori le conoscono ed effettuare una chiamata in conferenza con questi. In altri Paesi europei il servizio è attivo (UK, Irlanda, Polonia, Romania, Slovenia, Norvegia, Belgio). In questo panorama diversificato ci sono alcune realtà che possono fungere da esempio per l'Italia, soprattutto per le soluzioni tecnologiche adottate e per l'organizzazione, ma vanno studiate le soluzioni operative adeguate al nostro Paese. Mentre la tecnologia è ormai disponibile per essere implementata, i protocolli operativi sono invece un'interessante sfida organizzativa da approfondire. A quanto pare in Italia tutto appare più semplice quando a farci le spese sono sempre le categorie più
vulnerabili. E questo non è un modo di dire. Una riforma, purché si possa definire di successo, dovrà essere conclamata al termine di proposte, riflessioni, studi e dibattiti, elementi essenziali al raggiungimento di un’intesa concreta ed efficace. E con questo auspicio, nei metodi previsti e consentiti dalla Costituzione Italiana, continueremo a raccogliere consensi per dare avvio a questo processo di grandi riforme ed accorpamenti di 7 forze di polizia. In una società che fa della sicurezza un suo punto fermo, lanciamo un accorato appello: "AIUTATECI AD AIUTARVI". Lo chiediamo alle Autorità, alle Istituzioni Politiche, alla comunità tutta, di essere più vicini ai lavoratori di questo settore che svolgono un incarico difficile.