Parlare di immigrati in Emilia-Romagna significa parlare di 600mila persone che risiedono regolarmente sul territorio regionale; e ciò senza considerare i clandestini, che sono un’enormità. In termini percentuali siamo sul 13% di tutti i cittadini emiliano-romagnoli. E in tale contesto Piacenza spicca per incidenza di stranieri con quasi il 18% sul totale dei residenti: è la prima provincia in regione. Un tema da affrontare seriamente, dunque, al di là delle dinamiche trite e ritrite che da troppo tempo vedono tacciato di “razzismo” da parte di una certa sinistra chiunque osi sollevare qualche problematica legata al fenomeno immigrazione.
La pensa così Tommaso Foti, candidato alle prossime Regionali per Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale che questa mattina ha incontrato gli elettori tra i banchi del mercato di Piacenza. Ne parla senza peli sulla lingua o timori reverenziali: «Così non si può andare avanti, non ne possiamo più». E precisa subito, a scanso di equivoci: «Qui non è questione di razzismo ma semplicemente di realismo. L’economia va male da troppo tempo, è innegabile, e le famiglie italiane vivono un momento delicato. Morale, non è più tempo della politica delle cicale».
L’ex parlamentare entra nel merito e tocca il punto focale della questione: a fronte di un 13% della popolazione regionale, gli immigrati sono assegnatari del 50% degli allocchi sociali e parliamo più o meno della stessa quota in termini di altri servizi quai asili nido, scuole materne e, più in generale, servizi sociali». Numeri che parlano chiaro e la dicono lunga su uno squilibrio che sta diventando sempre più evidente.
Come uscirne? «E’ necessario introdurre il numero chiuso sia per l’accesso ai servizi in questione, sia per l’ingresso degli stranieri sul territorio nazionale. Punto e basta. Altrimenti non se ne esce». In caso contrario, se le cose restano così come sono, «la minoranza della popolazione immigrata – evidenzia Tommaso Foti – finirà per godere della gran parte dei servizi regionali e comunali, per essendo di tutta evidenza che la stessa minoranza concorre in misura limitatissima, per non dire irrisoria, al pagamento delle imposte e delle tassi rispetto alle nostre famiglia». E giusto per essere più chiari, Foti sintetizza il concetto in uno sloga che non lascia spazio a interpretazioni: «Noi paghiamo e gli stranieri godono».
Il tema dell’immigrazione ha poi una serie di declinazioni che meriterebbero attenzione. Su una di queste, particolarmente delicata, si concentra l’esponente di Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale: «In virtù di una capziosa interpretazione della vigente normativa in materia di associazioni di volontariato – spiega Foti – in tutta la Regione si sta assistendo al tentativo di trasformare le sedi delle associazioni islamiche in moschee occulte» e conclude evidenziando il proprio impegno «a porre fine ad una sconcezza che contrasta con le norme urbanistiche regionali, atteso che i comuni possono destinare aree a luoghi di culto per le fedi religiose che, attraverso legali rappresentanze, hanno siglato l'intesa cono lo Stato. I mussulmani non hanno siglato questo tipo d'intesa e, quindi, non hanno alcun diritto al riguardo».