Palazzo Alberoni. Le architetture del Collegio

Un nuovo appuntamento del ricco programma di eventi culturali che sta accompagnando l’anno in corso nel quale si celebra il 350° anniversario della nascita di Giulio Alberoni aspetta tutti i cittadini e gli appassionati di storia, arte e architettura domenica prossima 26 ottobre 2014 presso il Collegio Alberoni.

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Si tratta di un’iniziativa particolarmente originale, promossa, ideata e organizzata congiuntamente da Opera Pia Alberoni, Collegio Alberoni e Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti, Conservatori della Provincia di Piacenza. Si vuole infatti mettere a fuoco il Collegio come “palazzo”, tentando e proponendo al pubblico una storia architettonica dell’istituto progettato e fatto costruire da Giulio Alberoni.

L’Ordine comunica che, per gli architetti presenti, la partecipazione all’evento darà diritto a 1 CFP valido per il triennio 2014/2016.

Un percorso speciale dalle antiche cantine alla sommità del Collegio

Dalla narrazione delle complesse origini e delle complicate vicende costruttive del Collegio, attraverso la contestualizzazione dell’istituto alberoniano nel territorio nel quale il progetto formativo del cardinale Alberoni prese la forma di un maestoso fabbricato, si svilupperà uno speciale itinerario che, partendo dalle antiche cantine, e attraversando tutti gli ambienti più significativi, porterà fino alla sommità del Collegio, svelando i tratti storico architettonici maggiormente interessanti della imponente costruzione.

La monumentalità seppur sobria dell’impianto architettonico del Collegio Alberoni merita infatti di essere indagata a fondo. Il grande architetto piacentino Giulio Ulisse Arata scrisse che a un osservatore attento che volgesse lo sguardo ai monumenti cittadini non sarebbe difficile constatare che il Collegio Alberoni è il terzo edificio, dopo Palazzo Farnese e il Gotico, per imponenza e grandiosità architettonica della nostra città di Piacenza, e se questi ultimi rappresentano una storia trapassata, il Collegio Alberoni invece, nella sua plastica grandiosità, è ancora palpitante di vita, la stessa che iniziò a pulsare e a scriversi in esso alla metà del Settecento.

Le antiche cantine del Collegio Alberoni

L’evento di domenica 26 ottobre 2014 risulta essere ancor più originale poiché, dopo il ritrovo nei pressi dei giardini della galleria, è prevista la discesa nelle antiche cantine dove l’itinerario speciale avrà inizio con una introduzione e una proiezione di immagini. Si tratta di un luogo davvero poco noto al pubblico; situato nelle viscere della storia dell’istituto di San Lazzaro che, se richiama concretamente il sorgere dell’edificio, simbolicamente evoca anche il tema della nascita, quello celebrato nella ricorrenza di questo anno, e le radici di una plurisecolare storia tuttora in corso. Sarà in questo antico luogo, tanto affascinante e mai mostrato al pubblico che, anche attraverso proiezioni di immagini di antiche mappe della città, di disegni e planimetrie del Collegio, Filippo Armani Vicepresidente dell’Ordine degli Architetti, Manrico Bissi e Olga Chiesa della Commissione cultura dell’Ordine, racconteranno la storia del rapporto del Collegio con la città di Piacenza, dall’origine dell’Istituto alberoniano attraverso le trasformazioni di quest’ultimo e alla luce delle mutazioni del contesto urbano tra settecento e novecento. Le antiche cantine saranno anche la perfetta sede per la narrazione delle complesse vicende costruttive del Collegio e per raccontare l’uso e la funzione che questi affascinanti ambienti hanno avuto nel tempo.

L’itinerario speciale verso la sommità del Collegio Alberoni

Il percorso speciale attraverso il Collegio, che seguirà questo primo momento nelle cantine, sarà guidato da Manrico Bissi e Maria Rosa Pezza, impegnati rispettivamente a svelare, tra pregi e caratteristiche stilistiche, l’identità architettonica del “palazzo” e a narrare elementi poco conosciuti, ma molto significativi, della storia e della vita andata in scena nei principali ambienti dell’istituto.

L’itinerario prevede il passaggio, negli ambienti più significativi d’ogni piano del Collegio in una progressiva ascensione alla sommità del palazzo.

Al piano terra si potrà apprezzare l’architettura dei corridoi sui quali si aprono il refettorio, dove archi, volte e pilastri sviluppano un ritmo essenziale senza falsi artifici, due eleganti parlatori, la sacrestia e la grande Chiesa di San Lazzaro e San Vincenzo de’ Paoli, la Cappella comune e l’aula San Tommaso. Attraverso lo scalone monumentale, che nella sua ingegnosità statica è il particolare architettonico più luminoso di tutto l’edificio e che confessa un legame alla tradizione seicentesca seppur vivacizzata dalle decorazioni in ferro battuto tipiche settecentesche, si inizierà a salire per raggiungere al primo piano la biblioteca monumentale, vera e propria officina culturale del Collegio della quale si conosceranno le vicende costruttive e i successivi ampliamenti; si accederà poi alla grande terrazza che si affaccia sul giardino interno visibile, nell’occasione, da questa interessante postazione.

La salita al secondo piano, attraverso le scale secondarie di cui è dotato il Collegio, porterà a vedere l’antica aula di fisica dalla quale sarà possibile salire all’osservatorio meteo e, in una continua ascensione, alla terrazza della più antica specola astronomica da dove, prima dell’imbrunire, sarà possibile osservare una suggestiva e interessante veduta del quartiere di san Lazzaro e della città di Piacenza.

Nei corridoi dell’edificio saranno inoltre visibili le grandi tavole illustranti la grandiosa costruzione del Collegio in pianta e alzato, incise da Francesco Mazzoni e pubblicate nel 1739 a Faenza dal gesuita Simone Maria Poggi quali ornamento delle Memorie istoriche della Fondazione ed erezione del nuovo collegio Ecclesiastico di S. Lazzaro.

Un percorso speciale quindi e da non perdere per apprezzare la storia architettonica del Collegio, per scoprirne, in un inedito attraversamento, la dignità di palazzo e conoscere elementi ancora poco noti della vita andata in scena in esso dalla metà del Settecento a oggi.

 

La vita del Collegio raccontata dai mutamenti architettonici

Non saranno trascurati i mutamenti e gli sviluppi apportati nel corso dei secoli alla struttura originaria dell’edificio.

Ogni variante della struttura dell’edificio alberoniano è testimone di una maturazione culturale o formativa avvenuta all’interno della comunità ecclesiale o di un mutamento socio economico nell’organizzazione della comunità civile che ha trovato riverbero nella forma dell’edificio.

Sotto questa lente di lettura il muro di cinta fatto costruire all’origine della vita dell’istituto sul fronte principale del Collegio e conservato fino all’inizio del XX secolo, racconta certamente della riservatezza della comunità alberoniana e dei rapporti con l’esterno, l’innalzamento e il raddoppio del lato verso mezzogiorno del fabbricato, concepito originariamente dal cardinale Alberoni a soli due piani e a una sola fila di camere, per permettere il filtrare di maggiore luce e aria all’interno del cortile, denota le esigenze di riorganizzazione della vita comunitaria così come la trasformazione in orto-giardino del cortile, posto al centro del corpo centrale. La costruzione, nel 1870, nell’ultima parte originaria del belvedere, della scuola di fisica e, sopra di essa, l’edificazione dell’osservatorio meterologico e di quello astronomico documentano l’approfondita ricerca scientifica praticata in Collegio, comprovata altresì dalla realizzazione dell’Osservatorio sismico, nel 1922, in quattro stanze al piano terreno prima destinate alla camerata dei moralisti.

Lo spostamento di fronte al corridoio del lato ovest del portone principale in origine accanto alla Chiesa, testimonia della trasformazione del Collegio in ospedale durante la Prima guerra Mondiale; l’approdo del termosifone all’inizio del XX secolo in un edificio scaldato fino ad allora solo da alcuni camini e stufe, certifica il filtrare della tecnica all’interno dell’istituto costruito nella periferia della città, la conversione di quattro stanze della Camerata dei teologi al primo piano in biblioteca e archivio descrive lo sviluppo degli studi e l’organizzazione del sapere.

Ma il carattere architettonico dell’edificio funge anche da traccia del carattere del suo fondatore.

Il grandioso quadrilatero a tre piani è frutto dell’assoluta determinazione del suo fondatore che ne fu probabilmente anche architetto seppur supportato da Bernardo Della Torre, architetto e missionario vincenziano. Dalla posa della prima pietra, avvenuta il 4 settembre 1732, furono sufficienti 28 mesi per vederne crescere l’ossatura con il significativo impegno, in tempo di carestia, di un centinaio di muratori e numerosi altri addetti.

Rallentati nel periodo dell’incarico conferito al cardinale nelle legazioni di Ravenna e di Bologna, i lavori erano quasi del tutto conclusi quando nel 1746, in piena guerra di successione austriaca, l’edificio venne quasi completamente distrutto. Non vennero però demolite le intenzioni del vecchio cardinale che, giunto a Piacenza nel 1748, organizzò la ripresa dei lavori che portarono all’apertura del Collegio nel novembre del 1751.

L’edificio alberoniano inoltre appare di sobrio razionalismo costruttivo poiché Alberoni ben sapeva che un fabbricato dedicato a una comunità religiosa deve distinguersi per la struttura generale, l’imponenza della linea somatica e non per decorazioni fastose.

E’ per questo che l’edificio visto dall’esterno non procura grandi emozioni estetiche pur nella grandiosità di una facciata principale priva di motivi ornamentali ad eccezione dell’incorniciature delle finestre, mentre maggiore emozione suscita il palazzo visto dall’interno dove le quattro ali dell’edificio si elevano alte sul grandioso giardino centrale, essenzialmente decorate con semplici lesene verticali e due fasce orizzontali.

Tuttò ciò è traccia probabilmente anche del gusto e del carattere del Cardinale Alberoni, in altre parole della sua architettura interiore.