"La Polfer ha svolto egregiamente il suo lavoro ma il problema è stato solo spostato. La situazione è ormai al collasso e i Servizi sociali sono il terminale di un meccanismo che ai piani alti si sforzano di non capire quanto sia prossimo a esplodere".
Un grido d'allarme che arriva direttamente dall'assessore al Nuovo Welfare del comune di Piacenza Stefano Cugini che ha così commentato la notizia pubblicata su Piacenza24.com in cui si parlava di alcuni minorenni sbandati ritrovati dai poliziotti nei pressi della stazione ferroviaria di Piacenza. Pare che sia diventato una sorta di ritrovo e rifugio per giovanissimi scappati di casa, ricercati, tossicodipendenti. Un problema nel problema che evidentemente non è avvertito con la dovuta consapevolezza da chi invece avrebbe il compito di gestirlo. Ed è senz'altro potente il messaggio che arriva da un amministratore comunale con il ruolo di Stefano Cugini.
"Non ce la facciamo più a reggere il peso di questi arrivi ormai senza logica, se non quella, il più delle volte, del racket organizzato – scrive nel suo intervento sul nostro quotidiano, poi ripreso sul suo profilo Facebook – L'accoglienza profughi non c'entra: qui si parla d'altro, che nulla ha a che fare con Marenostrum. Per legge i comuni sono obbligati a farsi carico dei minori non accompagnati trovati sul loro territorio. Si tratta di gestioni molto impegnative sotto il profilo organizzativo e socio-educativo. Operazioni economicamente devastanti per i bilanci, con capitoli di spesa impreventivabili a monte, che siamo continuamente costretti a rivedere al rialzo. Gli arrivi ormai non si contano più".
E in effetti solo a Piacenza sono circa 150 i profughi, o presunti tali, mandati da Roma nell'ambito di un'operazione che sta sollevando più di una perplessità, da vari punti di vista. Ma pur senza entrare nel merito, Stefano Cugini lancia un messaggio chiaro: "Da soli non abbiamo risposte ma nemmeno ancora troppa autonomia. Non vorrei ci costringessero a manifestazioni eclatanti per poter far sentire, finalmente, il nostro grido di aiuto".