E' tornato a Piacenza, al Festival del Diritto, Don Luigi Ciotti, il prete antimafia, fondatore di Libera.
Di cambiato, rispetto alla sua ultima venuta al Festival di due anni fa, c'è sicuramente la sua scorta, rafforzata a causa delle minacce di morte che ha ricevuto, ma di immutato c'è l' affetto con cui Piacenza lo ha accolto a Palazzo Gotico e la grinta con cui il sacerdote porta avanti la propria battaglia antimafia.
Libera ha scelto durante i processi di stare a fianco dei magistrati e delle vittime dei reati, costituendosi parte civile in molti processi, come ha ricordato Ciotti.
"Questo ci ha creato qualche problema – ha detto – ma soprattutto abbiamo provato che è necessario che tutti portiamo il nostro contributo, e ci prendiamo la nostra piccola parte di corresponsabilità”.
Oggi, secondo Don Ciotti, dire “società civile” è un po’ come dire “acqua bagnata”: tutti siamo civili ma dobbiamo essere più responsabili e consapevoli e non cittadini a intermittenza. Non bisogna commuoversi ma muoversi, un po’, tutti”.
Don Ciotti si definisce “una piccola cosa” perchè, dice, “ho sempre creduto nel noi e oggi Libera è formata da 1600 associazioni che operano con oltre 5000 scuole. Questa testimonianza, fatta di tante persone che mettono la loro faccia e dicono da che parte stanno, disturba molto.
Allora dobbiamo imparare il coraggio di avere più coraggio, tutti, di assumerci la nostra parte di responsabilità. Non pensiamo che tocchi sempre agli altri fare la loro parte ma che c’è una piccola parte di responsabilità che tocca ciascuno di noi.
La prima grande riforma da fare in Italia è un’ autoriforma: quella delle nostre coscienze, essere tutti cittadini più responsabili e più coraggiosi. Non è possibile che si parli da 400 anni di camorra, da 200 di cosa nostra e da più di un secolo di ‘ndrangheta: ci vuole una svolta che deve cominciare da dentro di noi e che anche la politica sia al servizio del bene comune.
Smettiamola di parlare di legalità in un paese in cui è cresciuta l' illegalità negli ultimi 20 anni: parliamo piuttosto di responsabilità. Molti hanno scelto la legalità malleabile e sostenibile: se mi conviene rispetto le regole, altrimenti no.
Oggi – conclude Ciotti – non si riesce ad avere una legge completa sulla corruzione pubblica e questo non è possibile. Se vogliamo dare una svolta dobbiamo essere chiari e categorici quando parliamo di legalità, di corruzione e di mafia".