E' quasi un paradosso parlare di sovraffollamento carcerario in una sala, quella di Palazzo Rota Pisaroni, anch'ella sovraffollata per via delle numerose presenze di studenti. Due classi del Gioia e altrettante del Casali sono intervenute all’ evento la cui capienza di posti non era sufficiente per contenere tutti i partecipanti, tra i quali c’erano anche diversi avvocati per i quali l’ evento aveva anche una valenza formativa.
Il risultato è che molti hanno dovuto seguire in piedi il dibattito coordinato da Desi Bruno, Garante dei diritti dei detenuti per la Regione Emilia-Romagna.
L’ incontro è stato promosso proprio dal Garante piacentino, Alberto Gromi, con il quale abbiamo affrontato il tema, prima dell’ inizio dell’ incontro.
La situazione del sovraffollamento è migliorata ma questo aspetto rischia di mettere in secondo piano problemi più gravi” ha affermato Gromi col quale abbiamo poi affrontato l’ aspetto, illustrato anche nell’ introduzione dell’ evento, in cui si parla si un sistema opaco e lontano dalla città libera.
“Effettivamente – continua il Garante – il carcere è una struttura, un’ istituzione opaca che ha difficoltà ad essere trasparente per motivi di sicurezza, di privacy e così via. A Piacenza stiamo cercando di mettere in contatto la città con il carcere ma questo è molto difficile. A ottobre ci sarà un’iniziativa che va in questa direzione, denominata Piacenza e il carcere”.
Gromi è stato intervistato anche da alcuni studenti di una testata scolastica ai quali ha dichiarato, ribadendolo in seguito anche ai nostri microfoni, che il suo sogno è un carcere che sia dotato di spazi idonei all’ incontro tra i detenuti e i loro figli: “E’ prevista dalla legge la tutela dei bambini i quali hanno il diritto a incontrare i genitori in una situazione a loro favorevole. Bisogna trovare uno spazio adeguato perché quando c’è un bambino l’ incontro col genitore diventi un momento positivo, con un momento di gioco. Ecco, io sogno uno spazio di questo tipo”.