Cgil, Cisl, Uil: “Articolo 18 non si tocca”. Intanto i lavoratori Rdb tremano

Attivo unitario dei quadri e dei delegati, in mattinata, alla Camera del lavoro di Piacenza. Molti i temi affrontati dai vari interventi ma su tutti sicuramente quello che riguarda il Jobs Act, la riforma del lavoro che il governo Renzi sembra intenzionato  a varare e che prevede un cambio radicale dell’articolo 18 sulla licenziabilità dei lavoratori. 
E come naturale, Cgil Cisl e Uil, anche in città hanno espresso la loro contrarietà a questa manovra, dicendosi pronti a ogni forma di protesta possibile. 

Radio Sound

Alla presenza di Gianna Fracassi della segreteria nazionale della Cgil, Giorgio Graziani, segretario regionale della Cisl Emilia Romagna, Massimiliano Borotti, segretario aggiunto Uil, sono stati centinaia i lavoratori che hanno partecipato in via XXIV Maggio. Sia per ascoltare quadri e delegati, sia per avere informazioni sulla loro situazione. In particolare quelli della Rdb, che hanno avuto la spiacevole notizia che l’ingegner Paolo Marini di Geve, l’acquirente più probabile, ha chiesto altro tempo per valutare le richieste del sindacato sulla vendita della Rdb. Il nodo, come spesso accade in questi casi, è legato agli esuberi, che si preannunciano maggiori delle attese (700 i dipendenti in tutta Italia). E così l’incontro, previsto per domani a Roma al ministero dello sviluppo economico tra sindacato e Geve è saltato a data da destinarsi.
Ma, come detto, è stato l’articolo 18 il tema più dibattuto e presente in ogni intervento nel salone Nelson Mandela. A farsi portavoce del pensiero dei confederali, ci ha pensato Gianna Fracassi, della segreteria nazionale della Cgil, in assenza dell’attesa Susanna Camusso: “Sull’articolo 18 non arretriamo di un passo. Se il Governo non tornerà sul tema a dialogare con noi siamo pronti ad ogni iniziativa possibile per fermarlo”. Le ha fatto eco Giorgio Graziani della Cisl regionale: “Renzi sta provando a dividerci ma non ci riuscirà”. 

E durante gli interventi ha trovato posto anche quello di Andrea Taglieferri, consigliere comunale Pd, che in questo caso si è presentato come 30enne, ingegnere alla Jobs, che ha ricordato la generazione dei precari, lanciando una stoccata nel contempo sia ai sindacati che al leader del suo partito: “Non stiamo al gioco di Renzi, se questo è il problema. Finanziare le pensioni o un fisco più equo, si può fare reperendo risorse da una patrimoniale, dall’auto-riciclaggio, dalla lotta alla corruzione, dall’evasione, dall’effiicienza delle pubbliche amministrazioni. Ma siamo sicuri che un Parlamento di nominati abbia a cuore questi temi?. Parliamo di cose serie e strutturali”. E ha poi ricordato perché, nonostante la sua stabilità contrattuale (a tempo indeterminato), si è sentito di perorare la causa dei tanti precari che i sindacati, oggi, non riescono a rappresentare: “E’ l’esperienza che vivo io e quella della mia generazione. Pensate a come si sente a disagio un  giovane, che magari lavora ma la fidanzata no e quindi non puo’ costruire una famiglia. Rimanendo in casa con i genitori perché non si hanno le sicurezze per costruirsi una vita propria”.