Farinetti al Politecnico: “A Eataly ci sarà molto orgoglio piacentino”

Metti una sera a Piacenza, Aldo Grasso, critico televisivo del Corriere della Sera, ed Oscar Farinetti che tra pochi giorni aprirà ufficialmente l’ Eataly alla Cavallerizza.

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L’ occasione è stata offerta dall’ International  Summer School OPEN CITY, organizzata dalla Scuola di Architettura del Politecnico di Milano, nella sede piacentina del Campus Arata, in via Scalabrini.

L’ edizione 2014, la quinta, ha come tema la creatività e chi meglio di Oscar Farinetti può spiegarla: un imprenditore che è partito dall’ elettronica per poi cambiare radicalmente settore, dedicandosi all’ enogastronomia, alla promozione in campo mondiale del made in Italy alimentare e recuperando spazi architettonici inutilizzati proprio nel cuore delle città.

 “E’ il caso di New York – afferma Farinetti davanti a un centinaio di studenti e docenti – dove abbiamo aperto Eataly in una fabbrica di giocattoli dismessa, oppure di Roma Ostiense, l’ Eataly più grande del mondo, nato all’ interno dell’ Air Terminal costruito per i mondiali di Italia ’90 e utilizzato appena per 37 giorni. Anche a Piacenza abbiamo voluto fare lo stesso – ha proseguito  – valorizzando gli spazi bellissimi ma  non utilizzati della Cavallerizza. Il ridare vita a luoghi dimenticati è uno degli obiettivi di Eataly”.

La grande catena di store alimentari, si prepara dunque ad aprire i battenti, martedì 30 e, come dice il patron di Eataly ai nostri microfoni, “Ci sarà dentro tanta Piacenza e tanto orgoglio piacentino”, a cominciare dal nome stesso.

Oscar Farinetti, infatti, nel corso della chiacchierata con Aldo Grasso ha rivelato che il nome Eataly è nato proprio nella nostra città, nello studio del Prof. Bartoli: “Il progetto originario si chiamava Eat Italy. Un giorno, mentre discutevamo sul design, passò una delle segretarie e ci disse:  ma perché non fate una crasi e lo chiamate Eataly? Lo abbiamo scritto e abbiamo detto che figata! Ed è nato così, a Piacenza”.

La chiacchierata con Grasso prosegue parlando del Farinetti imprenditore, che pensa alla costruzione di un progetto come una pesca: “Quando creo un progetto penso a questo frutto – ha spiegato a un’ attenta platea – e parto dal nocciuolo il quale rappresenta i miei quattro valori che devono essere poetici:  secondo me è fondamentale che gli obiettivi di un imprenditore siano poetici ma il metodo per raggiungerli deve essere matematico.

Gli obiettivi poetici sono: creare posti di lavoro, ridare vita a luoghi dimenticati, celebrare l’ eccellenza  dei prodotti italiani nel mondo e offrire la qualità a tutti, sdoganando, togliendo dalla nicchia i prodotti e portandoli al grande pubblico.

Fortunatamente – prosegue Farinetti – nel cibo tutti possiamo permetterci il lusso: la differenza tra un piatto di pasta trafilata con il teflon ed essiccata velocemente e uno di pasta di Gragnano, trafilata al bronzo ed essiccata lentamente, a bassa temperatura, è di appena 20 centesimi al piatto, così come il gap un olio extravergine importante e uno qualunque è di appena 0,05 centesimi la dose.

Discorso ben diverso dalla differenza che c’è tra un orologio banale e un orologio di marca: lì il divario è enorme” e quindi il lusso, almeno in campo alimentare sarà alla portata di tutti ed Eataly Piacenza, in particolare,  proporrà i prodotti della provincia italiana.

“La provincia italiana – continua Farinetti – sta morendo, a differenza delle metropoli che sopravvivono alla crisi, ma la provincia è la biodiversità e la biodiversità italiana nasce dai territori. Abbiamo scelto Piacenza perché ha prodotti agroalimentari fantastici che non sono ancora ben conosciuti”.   

 “Per Piacenza  l’ apertura di Eataly è importante – afferma Aldo Grasso – . Questa conquista enogastronomica conserva il senso del nostro vero patrimonio, il patrimonio enogastronomico, che è unico al mondo. Eataly ne rappresenta la vetrina e in un territorio agricolo come quello di Piacenza viene messo in risalto questo patrimonio di cui non possiamo fare a meno.

Eataly – prosegue Grasso – è anche un fatto visivo, architettonico e questo è straordinario. I giovani che studiano architettura potranno questa sera entrare in contatto con Oscar Farinetti e capire come gli è venuta in  mente questa idea”.

Infine non possiamo non fare una domanda sulla televisione italiana: Expò potrà offrire spunti di cambiamento al modo di fare televisione nel nostro paese oppure, nella vetrina mondiale che sarà la manifestazione milanese, sarà proprio la TV italiana ad offrire questi spunti di cambiamento a quella mondiale.

“La TV italiana credo che possa cambiare ben poco – risponde il critico televisivo – ma è importante però non lasciarsi sfuggire l’ occasione internazionale di Expo che serve a sprovincializzarci un po’.