Ancora una volta con le bocche cucite davanti al pubblico ministero Maria Teresa Latella. Gianluca Civardi, i due 30enni piacentini indagati per l’omicidio del professore milanese Adriano Manesco, si sono avvalsi ancora della facoltà di non rispondere. Una precisa linea difensiva che però, almeno per Grassi, potrebbe interrompersi a breve. A giorni infatti il suo avvocato Alessandro Stampais dovrebbe depositare l’istanza per un nuovo interrogatorio davanti alla pubblica accusa. La mole di elementi raccolti dagli investigatori contro i due indagati sembra lievitare sempre di più e potrebbe dunque indurre Grassi a porre fine al silenzio in cui si è trincerato e a raccontare qualcosa di più di quanto accaduto quel pomeriggio del 7 agosto in via Settembrini. In effetti per quanto è dato sapere, la procura di Milano continua a mettere in fila indizi che vanno nella direzione della colpevolezza:
nei giorni scorsi era stata ascoltata la tassista che li aveva accompagnati da Milano a Lodi con “il trolley della morte”: la donna aveva escluso la presenza di una terza persona a piedi o in auto. E poi l’accusa contesterebbe, in questo caso a Civardi, alcuni contenuti di cui sarebbe stata trovata traccia nella memoria del suo computer: in particolare dei tracking cookie (codici che tracciano la navigazione web) di visite ad alcuni siti “particolari” che dimostrerebbero, sempre secondo la tesi accusatoria, la premeditazione del gesto.
Entrambi i piacentini si sono sempre dichiarati innocenti: hanno sempre sostenuto di non aver ucciso Manesco e di essere stati indotti a compiere quel terribile sezionamento da un terzo uomo, di cui al momento non c’è però alcuna traccia investigativa. Tuttavia fin dalle ore successive all’arresto è parso chiaro che Grassi manteneva un atteggiamento di diffidenza rispetto alle dichiarazioni rilasciate dall’amico. Interrompendo il silenzio, Grassi potrebbe contribuire a un’importante svolta nelle indagini di questo efferato omicidio.