Torna in primo piano il dibattito sulle bici contromano – o meglio, controsenso – che da anni, a periodi alterni, sta scaldando l’opinione pubblica. Dodici anni fa Piacenza, con l’amministrazione di Roberto Reggi – oggi sottosegretario all’Istruzione del governo Renzi – era stata una delle prime città italiane a far partire una sperimentazione sulla falsa riga di numerose realtà metropolitane europee. In buona sostanza si era partiti con la possibilità data ai ciclisti di derogare dal codice della strada procedendo in senso contrario nelle strade del centro storico, quella con la limitazione a 30 chilometri all’ora. Molti i contrari ma molti anche i favorevoli. Il dibattito è ancora aperto in attesa che tale possibilità, quella di procedere controsenso in certe vie urbane, diventi legge dello Stato ovvero entri a pieno titolo nel Codice della strada. E sembrava che la direzione fosse questa. In queste ore, prtò, il ministro dei Lavori Pubblici e dei Trasporti, Maurizio Lupi, si è dichiarato contrario all'ipotesi delle biciclette escluse dal senso unico in città. "Ho ricevuto tante richieste da sindaci che vorrebbero concedere alle bici di circolare contromano – ha detto – ma io sono contrario: così non aiutiamo i ciclisti ma facciamo il loro male”.
“Anch’io inizialmente ero perplesso – dice Angelo Nani, presidente dell’associazione piacentina Amolabici – Ma col tempo si è capito che l’iniziativa in questione va in una direzione che ormai è quella di tutto il mondo esclusi davvero pochissimi paesi. La direzione è quella di privilegiare i pedoni e i mezzi che non inquinano nelle vie più centrali delle città favorendoli in tutti i modi possibili. Non ha senso che i ciclisti debbano fare giri lunghissimi per percorrere tratti a volte molto brevi. Rispettando la mano, ma non il senso, e tutte le regole di prudenza oltre alle norme del codice, devono potersi muovere liberamente nei centri storici. Sono gli automobilisti a dover alzare il livello di attenzione”. Nani è convinto che questa deroga sindacale introdotta da Reggi, a parte qualche eccezione, sia stata positiva rispetto al modo di circolare in città: “Ora chi guida mezzi a motore è più consapevole, rispetta le strisce. Tornare indietro sarebbe come legittimare l’insulto al ciclista che si muove in centro, cosa che peraltro avviene ancora troppo spesso”. Il dibattito è ancora aperto e senz’altro continuerà a far discutere a lungo.