Al via in Emilia-Romagna la fecondazione eterologa e sarà gratuita nelle strutture sanitarie pubbliche. La Regione Emilia-Romagna ha predisposto le proprie linee guida regionali che definiscono le modalità di erogazione e i criteri di autorizzazione per le strutture sanitarie.
Il documento, presentato dall’assessore alle politiche per la salute, Carlo Lusenti, sarà adottato la prossima settimana con una delibera di Giunta, data la natura urgente del provvedimento e poiché recepisce il documento condiviso e approvato ieri dalla Conferenza delle Regioni e Province autonome.
La premessa è la regolamentazione uniforme voluta dalle Regioni per assicurare il diritto dei cittadini alla fecondazione eterologa, per garantire equità di accesso alle prestazioni, e sicurezza per la salute di chi affronta questa scelta. Le linee guida definiscono quindi i criteri di selezione dei donatori e dei riceventi, gli esami infettivologici e genetici da effettuare, il numero di donazioni che un donatore o donatrice può effettuare, le regole sull’anonimato dei donatori, i criteri di esecuzione della fecondazione eterologa, la tracciabilità delle donazioni.
Esattamente come per la fecondazione omologa, tutti gli esami, i controlli collegati alla procedura di fecondazione eterologa, e la metodica stessa, sono a carico del Servizio sanitario nazionale, con il limite massimo dei 43 anni per le donne riceventi e un numero massimo di 3 cicli da effettuare nelle strutture pubbliche.
La compartecipazione alla spesa (il ticket) è prevista solo per gli esami diagnostici e di valutazione dell’idoneità per entrambi i componenti della coppia, precedenti all’avvio della procedura. Gratuiti inoltre esami e controlli che devono effettuare donatori e donatrici. I donatori maschi devono avere un’età tra i 18 e i 40 anni, le donatrici tra i 20 e i 35 anni.
In Emilia-Romagna sono 21 i centri autorizzati (10 pubblici e 11 privati) per le tecniche di procreazione medicalmente assistita. A Piacenza ci si potrà affidare al centro privato Inacqua di via Caffi. Delle 10 strutture pubbliche, 4 sono di primo livello (effettuano l’inseminazione artificiale, a bassa complessità organizzativa e tecnico professionale), mentre le altre (sempre pubbliche) sono autorizzate a utilizzare anche tecniche di secondo – terzo livello (fecondazione in vitro e fecondazione attraverso l’iniezione dello spermatozoo all’interno del citoplasma). Per il privato, su 11 centri, 4 sono di primo livello, gli altri di secondo-terzo.
Tutte le strutture che già effettuano procedure di procreazione medicalmente assistita possono già effettuare la fecondazione eterologa, come previsto dal documento approvato dalla Conferenza delle Regioni. Rispetto ai nuovi ulteriori requisiti specifici di autorizzazione per la fecondazione eterologa, le linee regionali individuano un periodo di transizione entro il quale (entro il 31 dicembre 2014) le strutture sia pubbliche che private devono adeguarsi. In attesa di realizzare un registro nazionale dei donatori che possa consentire la tracciabilità dei dati tra donatore e nato, pur garantendo l’anonimato , ogni centro conserverà le proprie banche dati e non potrà, per ovvi motivi di sicurezza, scambiare i gameti con altri centri.
Nel 2013, i centri dell’Emilia-Romagna hanno trattato con tecniche di primo livello 794 pazienti (ultimo dato aggiornato del Registro nazionale), di cui 507 nelle strutture pubbliche e 287 nelle strutture private. L’attività invece del secondo e terzo livello ha riguardato 3.820 pazienti, di cui 2.358 nei centri pubblici e 1.462 nei centri privati.