Crescita record delle assunzioni in agricoltura che fa registrare un aumento rilevante nel numero di lavoratori dipendenti con un incremento record del 5,6 per cento nel secondo trimestre del 2014 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. E’ quanto emerge da un’analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat in occasione della diffusione dei dati sull’occupazione nelle grandi imprese italiane a giugno. A livello nazionale questo trend positivo è il risultato di una crescita record del 27,6 per cento al nord e del 28,6 per cento al centro mentre si registra un calo dell’ 8,3 per cento nel sud Italia. Si stima peraltro che abbia meno di 40 anni un lavoratore dipendente su quattro assunti in agricoltura, nella quale si registra una forte presenza di lavoratori giovani ed immigrati.
“La tendenza positiva del settore agricolo, afferma Massimo Albano, direttore di Coldiretti Piacenza, viene confermata anche nella nostra provincia dove, secondo un confronto dei dati Coldiretti di quest’anno rispetto allo stesso periodo del 2013, il numero delle assunzioni di lavoratori dipendenti è cresciuto registrando un aumento del 12,6 per cento”. “Un altro fattore determinante, prosegue il direttore Albano, nel fotografare la situazione attuale dell’agricoltura piacentina ed un segnale senz’altro incoraggiante per battere la disoccupazione, è il numero di aziende condotte da under 40, che superano il 22% del totale.”
“Dietro questi numeri, aggiunge Albano, letti nel contesto attuale di crisi, c’è il riscatto del settore primario: le campagne possono offrire interessanti prospettive di lavoro sia per chi vuole intraprendere, con idee innovative, un’attività che crei esternalità positive in termini di occupazione e di presidio, sia per chi vuole trovare un’occupazione temporanea. Anche l’aumento delle iscrizioni alle facoltà e agli istituti di agraria non fanno altro che confermare che i giovani hanno capito che studiare ed impegnarsi in questo settore, vuol dire investire nel proprio territorio e nelle proprie potenzialità.”
“Purtroppo, quello che ancora manca, conclude Albano, è la giusta redditività: spesso infatti i prezzi pagati agli agricoltori non riescono a coprire neanche i costi di produzione anche per colpa delle distorsioni di filiera e della concorrenza sleale che, approfittando della mancanza di trasparenza nell’informazione ai consumatori, spaccia come Made in Italy prodotti importati che non offrono le nostre stesse garanzie in termini di sicurezza alimentare.”