Si torna a parlare del taglio alle guardie mediche e della riforma del 118. Interviene sull’argomento Gian Francesco Tiramani, rescue planner della Misericordia di Piacenza. Secondo Tiramani oggi si fa un gran parlare di queste due tematiche, ma il problema vero resta alla radice: l’inadeguatezza del servizio di soccorso, anche allo stato attuale. “La nostra provincia con 291.000 abitanti dovrebbe vedere ben 7 mezzi medicalizzati, mentre con una superficie di 2.589 kmq i mezzi dovrebbero essere comunque almeno 5. Ebbene, di tutto questo nella nostra provincia non c’è traccia” dice.
“Ad oggi, infatti, risulta un’auto medica strutturata con partenza da Piacenza ed in funzione nelle ore diurne; di notte il medico sale direttamente sull’ambulanza dell’ospedale di Piacenza. L’elisoccorso di base a Parma (in grado di garantire anch’egli un sopporto medico avanzato) interviene solo in orario diurno e quando non già impegnato in altre chiamate, visto che deve coprire tre province. Per il resto vi sono alcune ambulanze con infermiere a bordo (ma con la normativa del nostro Paese può fare ben poco senza la presenza di un medico), qualche mezzo con medico a bordo ma senza le specifiche previste per la gestione dell’emergenza e le tante ambulanze BLSD delle associazioni di volontariato”.
“Basta poi analizzare con attenzione i dati degli interventi gestiti dalla centrale 118 di Piacenza per capire quanti eventi acuti avvengono nelle aree “protette” (vicinanza agli ospedali con PS o immediatamente raggiungibili dall’automedica) e quanti invece interessano il resto del territorio; si potrebbe capire velocemente che l’indicazione di dislocare mezzi avanzati sul territorio offre risposte ad una domanda significativa anche dal punto di vista numerico. Nonostante tutto questo, però, da noi l’idea di riorganizzazione per la spending review propone … il taglio di qualche Guardia Medica in montagna…”.
“Ci troviamo di fronte ad una mancanza di coerenza da parte di Regione ed ASL, almeno nella nostra provincia, rispetto alla cultura ed ai dettati normativi finalizzati a rafforzare la rete extra-ospedaliera del soccorso, con conseguenze che possono diventare drammatiche per l’utenza. Nella cartina allegata, infatti, si nota bene la discriminazione pesante delle aree lontane dai presidi ospedalieri con la conseguenza obbiettiva che, rimanendo così le cose e non attuando ciò che la norma nazionale prevede, decine di migliaia di utenti non avranno mai le stesse possibilità di sopravvivenza o di riduzione della morbilità in caso di evento acuto. Discutere, quindi, di Guardia Medica si o no (e come è ora strutturata), di ospedale si o no, ecc. non ha alcun senso se non si considera il sistema globale sanitario della provincia (e delle aree limitrofe)”.