“Siamo riusciti ad ottenere un risultato importante”. Commenta così Enrico Chiesa, Presidente di Confagricoltura Piacenza, la proposta di regolamento presentata dalla Commissione Europea per modificare da 0.3 a .0,7 il fattore di conversione per il calcolo delle colture azotofissatrici da considerare ai fini del greening. “Nelle scelte gestionali e di pianificazione agraria della prossima campagna dovremmo tenere in considerazione i regolamenti della nuova Pac. Una mole di norme che impatteranno notevolmente sulle decisioni da assumere. Per questo – prosegue Chiesa – a partire dal primo settembre abbiamo in programma una serie di incontri tecnici sul territorio per approfondire le novità principali. Intanto, come Confagricoltura, proseguiamo con l’azione sindacale in sede europea, perché quanto ivi determinato si ripercuoterà presto sui nostri campi. La modifica proposta accoglie, infatti, le nostre richieste e recupera le indicazioni condivise in ambito parlamentare migliorando il calcolo delle aree di interesse agricolo”. Uno dei tre obblighi contemplati nel greening è quello che impone alle aziende agricole con superficie a seminativo superiore ai 15 ettari di lasciare almeno il 5% di questa ad interesse ecologico. Tra le superfici che possono essere utilizzate per soddisfare il requisito, vi sono quelle coltivate con specie vegetali azotofissatrici come: erba medica, trifoglio, colture proteiche, soia, leguminose. A queste superfici, tuttavia, per calcolare gli ettari effettivamente conteggiabili come greening, occorre applicare un coefficiente di ponderazione. “Con 0.3 come parametro – sottolinea Chiesa – occorre una superficie più che doppia. Un’azienda di 50 ettari, che ne deve destinare al greening 2.5, con il regolamento in essere necessita di 8,3 ettari destinati a colture azotofissatrici, mentre in base ai nuovi parametri può limitarsi a 3.6, va da sé che si tratta di una modifica di non poco conto”. Le tipologie di aree di interesse ecologico individuate dall’Italia con decreto applicativo riguardano anche i terreni lasciati a riposo, le fasce tampone, le superfici con bosco ceduo a rotazione rapida senza trattamenti fitosanitari o di fertilizzazione chimica, superfici agroforestali che hanno ricevuto o ricevono sostegno tramite Psr. “Certamente – conclude Chiesa – l’aver preteso ed ottenuto che fossero comprese nel novero del greening anche le colture azotofissatrici è stato, a suo tempo, un altro tassello della nostra battaglia sindacale che identifica l’attività agricola come attività produttiva e negli assunti della sostenibilità annovera oltre a quella ambientale anche quella economica senza la quale ogni pratica meramente paesaggistica non sarebbe perseguibile per il semplice fatto mancerebbero gli attori in grado di realizzarla”.
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