Omicidio Manesco, storditore compatibile. Il gip di Milano conferma il carcere

Non si arresta il fiume di dettagli macabri che emergono dalle indagini sull’assassinio del professor Adriano Manesco, ucciso, sezionato, riposto in un trolley poi ritrovato dalle forze dell’ordine in un cassonetto a Lodi. Prima di strangolarlo e finirlo con circa venti coltellate, i suoi aguzzini gli avrebbero fatto perdere i sensi con uno storditore elettrico. Sembrerebbero inequivocabili i segni ritrovati dai medici legali, durante l’autopsia che si è svolta ieri, sul corpo del docente milanese. 
Sarebbero, infatti, compatibili con uno dei taser trovati in possesso dei piacentini accusati dell’efferato omicidio, i 30enni piacentini Gianluca Civardi e Paolo Grassi. 

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Nel frattempo il giudice per le indagini preliminari di Milano, alla cui procura è passata la competenza sul delitto, ha confermato la misura cautelare del carcere per entrambi gli indagati. I quali, per tramite dei loro avvocati, hanno nuovamente depositato la richiesta di poter parlare con i genitori; «La risposta potrebbe arrivare nel giro di tre, quattro giorni lavorativi» spiega l'avvocato Alessandro Stampais, difensore di Grassi, per il quale la conferma della custodia cautelare non arriva certo come una novità: «C'era da aspettarsela – dice – anche se a quanto leggo la misura è stata disposta per una sola delle tre cosiddette esigenze cautelari e cioè per il pericolo di reiterazione del reato e non per quello di fuga o di inquinamento probatorio. Ora faremo le nostre riflessioni».