Il pm: Daniela Puddu non si è uccisa, il suo uomo l’ha lanciata dalla finestra

Daniela Puddu non si è suicidata ma è stata lanciata fuori dalla finestra al secondo piano della sua casa di Fiorenzuola ed è morta sul marciapiede di via Illica dopo un volo di 11 metri. Omicidio, dunque, che avrebbe come movente un raptus dovuto alla gelosia. Ne sono convinti gli investigatori dell’Arma di Fiorenzuola al comando del capitano Emanuele Leuzzi coordinati dal sostituto procuratore piacentino Roberto Fontana che ha chiesto e ottenuto dal gip un’ordinanza di custodia cautelare a carico di Dario Rizzotto, 35 anni, siciliano di Trapani ma da anni a Fiorenzuola, senza un lavoro e con diversi precedenti tra i quali la violazione dell’obbligo di non avvicinarsi alla ex moglie e alcune risse. Daniela Puddu, 37 anni, originaria di Iglesias in Sardegna, aveva una relazione con Rizzotto da qualche mese e i due vivevano insieme in via Illica, nella casa di lei. La tragedia risale al 14 giugno, giorno in cui giocava l’Italia ai Mondiali. La coppia insieme con un amico, anch’egli di origine sarda, aveva deciso di cenare insieme in casa dopo un pomeriggio a Milano: Rizzotto aveva acquistato cocaina, l’aveva consumata e aveva anche bevuto diverse birre, hanno riferito gli inquirenti nel corso di una conferenza stampa tenuta oggi in Procura a Piacenza dal pm Fontana alla presenza del capitano Leuzzi e del maresciallo Camillo Calì del Nucleo operativo di Fiorenzuola, che ha effettuato il primo sopralluogo la sera del fatto e le successive indagini. 

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Pomeriggio milanese e di sballo, dunque, poi serata tranquilla in casa. Tranquilla almeno finché Daniela, che si stava facendo aiutare dall’amico sardo a sistemare la connessione internet del suo computer, non ha ricevuto un messaggio su Facebook da parte dell’ex fidanzato con il quale era rimasta in rapporti. L’attuale convivente se n’è accorto e, gelosissimo, è andato su tutte le furie. Una lite furibonda, dicono i carabinieri che hanno poi raccolto la testimonianza proprio del terzo uomo presente in casa, almeno fino a un certo punto. Quando le urla si facevano davvero eccessive ha pensato di andarsene e di lasciare che i due fidanzati se la sbrigassero da soli. Ma non prima di aver chiesto alla sua conterranea, parlandole in sardo per evitare che Rizzotto capisse, se per caso avesse bisogno che lui rimanesse; “No, vai pure tranquillo, è già successo altre volte” avrebbe risposto la donna. Non immaginava che questa volta il suo uomo, forse in preda all’effetto combinato della cocaina e dell’alcol, avrebbe perso il controllo. 

I vicini parlano di urla fortissime e di tonfi: una lite che progressivamente si è “spostata” verso la finestra incriminata, ha spiegato il pm Fontana. Ma non solo. La donna si era dapprima chiusa in bagno per evitare la furia del suo compagno, ma lui, incurante del pericolo, era addirittura uscito sul cornicione per raggiungere la finestra del bagno, e questa manovra non certo consueta era stata notata sempre da alcuni vicini, tutti affacciati alle finestre per il gran trambusto in piena notte. 

Un crescendo di tensione di violenza, dunque, che ha portato alla tragedia. Secondo gli investigatori, Rizzotto avrebbe sollevato di peso la donna e l’avrebbe lanciata fuori dalla finestra per poi scendere in strada, dove nel giro di poco si era assiepata una piccola folla di passanti e vicini, e iniziare a urlare nomi di amici che in realtà non erano mai stati presenti: “Un chiaro segno dell’intenzione di depistare fin da subito” ha detto il magistrato. Tant’è che già dalle ore successive lo stesso pm aveva iscritto Rizzotto nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio. Un atto dovuto a garanzia dell’indagato stesso, aveva detto Fontana; intanto gli accertamenti sono proseguiti e i vari tasselli hanno composto un puzzle sempre più preciso.

La versione del siciliano vacillava. Sul muro di fianco alla finestra è stata trovata una macchia di sangue e poi al collo della vittima c’era una catenina spezzata: l’altro pezzo era in casa. Anche questo un elemento che prova, secondo il pm, la colluttazione tra i due e il tentativo di lei di difendersi. Tant’è che lo stesso Rizzotto aveva dei graffi sul collo; “un rapporto sessuale con la mia donna” avrebbe detto, ma anche in questo caso no ha convinto. Poi il discorso del suicidio: Rizzotto ha sempre detto di aver discusso con la sua donna, di essere andato in cucina e di averla poi trovata in strada moribonda. A suffragio della sua versione ha anche parlato di un tentativo di suicidio sempre da parte della Puddu nei giorni precedenti: diceva di averla salvata in stazione a Piacenza mentre voleva lanciarsi sotto un treno in tradito. “Abbiamo verificato – ha detto il capitano Leuzzi – e i fatti sono andati diversamente: Rizzotto aveva picchiato la Puddu, e lo ha confermato una testimone che aveva anche chiamato la polizia per segnalare il fatto”. 

La memoria del computer ha poi completato il quadro: Daniela Puddu, prima che col suo ex fidanzato di origine indiana, aveva messaggiato con una parente in Sardegna e con un’amica di Fiorenzuola con la quale aveva programmato un caffè nei giorni successivi. Tutto si può pensare, dunque, tranne che la 37enne volesse togliersi la vita. 

Si può pensare, invece, che il suo compagno fosse un violento, invece, e lo dimostra uno “stato” di Facebook pubblicato dallo stesso Rizzotto qualche tempo fa e riferito oggi dai carabinieri: “Ho litigato con Daniela e le ho fatto male” scriveva il siciliano aggiungendo le sue scuse per averla preso a pugni e a calci in faccia. Più chiaro di così, dicono i militari

Ieri, dunque, l’arresto. “I vicini mentono, non ho ucciso Daniela, non abbiamo litigato” ha detto il siciliano – assistito dall'avvocato Alberto Lenti – mentre i carabinieri lo portavano in caserma. Nei prossimi giorni è previsto l'interrogatorio di fronte al gip.