Piogge e esondazioni: “A Piacenza gestione sana del territorio e pochi rischi”

Il maltempo non si ferma e a parte qualche parentesi soleggiata le piogge non paiono volersi placare. Lo ha dimostrato il forte temporale di ieri sera, lunedì 4 agosto, che ha causato non pochi disagi nel piacentino tra incendi provocati dai fulmini e alberi abbattuti dal vento che hanno invaso le carreggiate travolgendo in un caso anche una vettura nei pressi di Gragnanino. Nulla a che vedere certo con quanto accaduto qualche giorno fa a Refrontolo (Treviso) dove un torrente ha esondato causando quattro morti. A Piacenza siamo tristemente abituati alle frane causate dal maltempo soprattutto nell’alta Valtrebbia, ma fortunatamente, secondo gli esperti, i rischi che accadano fatti simili a quelli avvenuti nel Trevigiano sono ridotti. Lo spiega  il geologo Aldo Ambrogi: “Il problema nasce non dalla natura in sé, o dal maltempo fine a se stesso: il rischio idrogeologico risiede soprattutto nella gestione del territorio. Esondazioni e frane avvengono in seguito al maltempo, certo, ma sono favoriti da una situazione ambientale stravolta dalla mano dell’uomo. La gravità di questi eventi è direttamente proporzionale alle modifiche apportate all’ambiente e all’assetto naturale. Detto questo a Piacenza non si registrano situazioni per così dire a rischio: questo perché lungo i nostri fiumi principali come Trebbia, Aveto, Nure l’urbanizzazione non è stata aggressiva e parliamo di aree che ancora riescono a reagire bene agli eventi meteorologici. Diverso è il caso del fiume Po: in questo caso infatti gli insediamenti sono molto vicini al corso d’acqua e già in passato i problemi furono notevoli. In generale però il territorio piacentino non ha subito stravolgimenti ambientali così radicali come in altre zone d’Italia”.

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E la statale 45? “Beh, questo però è un discorso del tutto diverso perché si parla di un’arteria stradale molto datata che poggia su un territorio geologicamente fragile ed esula dal rapporto con il fiume. Ciò che accade in alta Valtrebbia è dovuto a una struttura viabilistica che non riesce più a rispondere alla conformazione del territorio”.