Non sfornerà da anni una stella per il nostro firmamento, questo è vero, ma il tennis piacentino è in grande salute. Di più, da qualche stagione vive un boom importante di numeri che gli fanno contare ad oggi qualcosa come 1200 tesserati. Senza contare tutti gli amatori non iscritti ad alcun circolo che si sfidano per i fatti propri. Una espansione di appassionati che mal si concilia con una carenza croniche di campi. Per dirla alla Gianni Fulgosi, “o sei iscritto a qualche club o società, oppure non giochi”.
E’ questo il succo della amabile chiacchierata fatta con il delegato provinciale Tennis per il Coni proprio in un momento in cui negli ambienti sportivi della città si avverte nitida la sensazione che la passione per la racchetta è tornata ad essere virale. Si affacciano – o si riaffacciano – al tennis molti sportivi che per anni hanno dedicato il loro tempo ad altre discipline (magari calcio, basket o pallavolo) e che adesso hanno riscoperto questo splendido e nobile sport, anche se non più in età verdissima. Soprattutto sono tante anche le donne che si danno appuntamento sul campo. “Vedo molta vivacità – ha detto Fulgosi – più gente gioca e più io sono contento. E’ lo sport individuale più praticato a Piacenza e in Italia. Ho provato a fare un’analisi della situazione. Dopo alcuni anni bui, adesso stanno ricominciando a giocare. Perché? Intanto si vede molto tennis in televisione, il movimento femminile ha avuto grandi successi negli ultii anni e ha fatto da traino, è più facile giocare, ci sono strumenti che consentono a tutti di riuscire a giocare. Molti oggi si avvicinano e non lo mollano più, non smetterebbero mai di giocare”. Per quanto riguarda gli atleti agonisti, “è difficilissimo trovare un campione da primi 100 nel mondo. Adesso la nostra punta di diamante è Gianluca Beghi che è giovane e può ancora migliorare. E’ difficile trovare talenti anche perché calcio per i maschi e pallavolo per le femmine ci rubano potenziali talenti”. Un ringraziamento particolare Fulgosi lo ha rivolto al collaboratore Amelio Grassi.
Resta, da anni, il problema della carenza di impianti, solo parzialmente tamponata dalla costruzione di due campi in terra a Borgotrebbia (anche se grazie all’intervento di privati). “E’ un problema molto reale. A Piacenza se uno vuol fare un’ora di tennis d’estate e non è iscritti. Non esiste un campo comunale scoperto in terra battuta scoperto. Saremo l’unica realtà in Italia. Sono anni che mi batto, ma ho sempre ricevuto dei due di picche. Come si fa a costringere dei giocatori ad andare a giocare fuori città? Quando si renderanno conto…”.