“L’esito del Consiglio generale di sabato scorso era quello più augurabile e scontato. Spiace tuttavia constatare che se tutto ciò fosse accaduto un mese fa avremmo evitato la pubblicità negativa che la Fondazione ha inevitabilmente costruito intorno a sé anche per l’interessamento stampa nazionale”.
Esce di nuovo allo scoperto il sindaco Paolo Dosi richiesto di un commento sugli sviluppi legati alla Fondazione di Piacenza e Vigevano che venerdì, dopo tanto penare, ha visto il presidente Francesco Scaravaggi e il cda dimettersi in blocco. Dalle annunciate dimissioni di Scaravaggi al passaggio ultimo dell’altra mattina, però, di acqua sotto i ponti ne è passata. Soprattutto sono passati – e hanno lasciato il segno – gli articoli della stampa nazionale (Corriere della Sera e L’Espresso) che hanno dipinto una Piacenza sostanzialmente saccheggiata da una piccolissima oligarchia senza scrupoli. Un ritratto tutt’altro che lusinghiero per una comunità che da sempre, a torto o a ragione, si vanta della sua silente e umile operosità. “Inutile nasconderlo – prosegue il sindaco – certi problemi esistono, ma non si è capito cge la gestione di questioni così complesse passa per meccanismi che devono essere rispettati: di fronte alle dimissioni del presidente anche il cda deve farlo. E’ un principio che sta alla base dei rapporti istituzionali. Questo non è avvenuto subito e ha comportato conseguenze non piacevoli. Ciò detto, archiviamo questa vicenda e ora troviamo una candidatura condivisa. Quella del notaio Massimo Toscani ci sembra utile anche nell’ottica di fare chiarezza sul futuro. Vedremo se ne usciranno altre”.
Il sindaco richiama i futuri protagonisti a un rinnovato senso di responsabilità e a privilegiare il bene della comunità a tutto il resto: “Molto dipenderà dal senso di responsabilità di ciascuno dei protagonisti della Fondazione. Un senso di responsabilità che deve prevalere su tutto. Il timore è che qualcuno sia quasi più preoccupato di disegnare il cda che non a trovare un presidente autonomo, forte e condiviso. Abbiamo bisogno di qualcuno che sappia leggere e comunicare la realtà della Fondazione, qualunque essa sia. C’è bisogno di un cda orientato a collaborare totalmente con il presidente sia per fotografare in modo completo e veritiero la situazione, sia per costruire politiche di rilancio di cui la Fondazione ha bisogno”.
Il ruolo del Comune? “Il Comune viene sempre tirato in ballo e sempre di più da quando si sono progressivamente allentati i livelli di governo superiori. Viene tirato in ballo sia a proposito che a sproposito. Certo c’è una discrasia: quando interveniamo siamo invadenti, quando non lo facciamo siamo latitanti. La nostra posizione è quella di cercare di esercitare un ruolo di responsabilità. Non vogliamo invadere campi né condizionare, ma per esercitare ruolo di stimolo e di controllo che compete a un ente locale”.