La telefonata arriva alle 10,30 di martedì, il giorno della strage. Dall'altro capo della cornetta risponde Manuela, diciannovenne parrucchiera dell'Atelier di Stradone Farnese, un salone estremamente elegante. "Pronto, sono Davide Frigatti, non ho prenotato ma potrei venire tra mezz'ora per un taglio?"
Alle 11 di mattina, il killer di Cinisello Balsamo e Sesto San Giovanni, l'uomo che di lì a poche ore sarebbe diventato il protagonista di una spietata follia omicida all'arma bianca , arriva a Piacenza e si siede sulla poltrona dove un altro giovane parrucchiere, Renato, diciottenne di origini albanesi, ma residente a Piacenza da ormai sedici anni, lo accoglie. "Mi ha chiesto un taglio spettinato, uno di quelli che vanno di moda oggi, con una leggera cresta ondulata simile a quella del cantante Zayn Malik degli One Direction". Look fintamente trasandato, il grafico 34enne di origini milanesi non lascia trasparire segnali che possano far pensare alla premeditazione di un gesto così folle. "Abbiamo scambiato due chiacchiere – racconta Renato – sembrava un uomo del tutto normale, la conversazione era come tante altre, non ne ricordo i particolari né ricordo fosse venuto qui altre volte, prima".
Dopo aver pagato in contanti, Frigatti ha salutato, ringraziato e si è dileguato. Poco dopo, in via Farnesiana, ruberà un'auto, sequestrerà un pensionato minacciandolo con un coltello e costringendolo a farsi portare a Milano, dove darà sfogo alla sua furia omicida. Violenza brutale e lucida scelta delle proprie vittime, eccentricità e premeditazione, il killer ha scelto di cambiare look in modo speciale, in un giorno speciale.
Alla divulgazione della notizia, che fa il giro dell'Italia in poche ore, la reazione di chi a Piacenza si è imbattuto nell'uomo, trattandolo con la stessa gentilezza riservata a un cliente abituale, è di sconforto e paura. Non se ne capacita Manuela, scossa da un brivido e occhi bagnati dalle lacrime quando si rende conto che Davide Frigatti poteva essere armato anche mentre sedeva su quella poltrona e avrebbe potuto iniziare ben prima la sua strage.
"E' una sensazione strana, oggi sono tornato al lavoro come tutti i giorni, ma c'è qualcosa di diverso che non riesco a capire" aggiunge Renato. "Non senso di colpa, più una domanda che mi tormenta: capiterà ancora che dietro la persona a cui sto tagliando i capelli si nasconda un assassino?"
Non è ancora chiaro quali siano i reali motivi per cui il killer si sia fatto portare a Piacenza in taxi prima di tornare a Cinisello Balsamo. Volersi tagliere i capelli nell'atelier dello Stradone non sembra un motivo sufficiente. Su questo punto le indagini devono ancora fare chiarezza.