“GOOD NEWS”: era questo il modo con cui venivano avvisati “bisognosi” pakistani alla ricerca disperata di un permesso di soggiorno italiano dai capi di un’organizzazione per delinquere Italo/Pakistana dedita alla tratta degli immigrati, che è riuscita attraverso lo sfruttamento degli stessi a lucrare una somma che si aggira intorno ai 5 milioni d’euro. Questa mattina, 18 giugno, nelle province di Piacenza, Lodi, Brescia, Verona, Mantova, Prato, Rieti, Potenza e Foggia, investigatori della Squadra Mobile di Piacenza e del Servizio Centrale Operativo, in collaborazione con le Squadre Mobili cittadine, hanno eseguito tre ordinanze di custodia cautelare in carcere (di cui due eseguite proprio a Piacenza e una a Potenza) e proceduto a 55 perquisizioni domiciliari, di cui otto a Piacenza, con contestuali informazioni di garanzia, emesse dalla D.D.A. di Bologna. 52 in tutto le persone indagate, otto a Piacenza. Nei provvedimenti sono stati configurati, nei confronti degli indagati, a vario titolo, reati di associazione per delinquere, favoreggiamento dell’immigrazione e del soggiorno irregolari sul territorio nazionale, aggravati dal carattere transnazionale del sodalizio criminoso.
Su informazioni fornite dall’Europol (che si occupava di indagini affini nel territorio francese) erano state avviate nel 2010 dalla Squadra Mobile di Piacenza e dal Servizio Centrale Operativo approfondite indagini. Le investigazioni hanno consentito di acquisire gravi elementi indiziari a carico di un sodalizio criminale composto da cittadini pakistani e italiani che, producendo documentazione attestante fittizi rapporti di lavoro in cambio di somme di denaro, ha favorito, tra il 2010 e il 2012, l’ingresso e il soggiorno irregolare sul territorio nazionale di centinaia di stranieri provenienti, prevalentemente, dal Pakistan. Ognuno degli associati aveva un ruolo ben preciso:
– Un gruppo pakistano composto da procacciatori nella terra madre di nuovi bisognosi da reclutare a cui estorcere circa 13/18.000 euro per sviluppare le pratiche dirette al raggiungimento del permesso di soggiorno.
– Un gruppo (nella zona di Potenza) di datori di lavoro italiani compiacenti che, dietro lauto compenso, firmavano richieste di assunzione senza alcun seguito per garantire il Nulla Osta al rilascio del permesso di soggiorno. Intermediari italiani con il compito di rintracciare gli imprenditori compiacenti.
– Un funzionario italiano (residente a Rieti) dell’ambasciata in Pakistan (Islamabad) che dietro pagamento in denaro (almeno una volta consegnato direttamente alla moglie, anche lei indagata) con il ruolo di predisporre parte della menzionata documentazione, al fine di consentire agli stranieri di ottenere il visto d’ingresso in Italia. Nell'abitazione di quest'ultimo gli inquirenti hanno trovato, ben nascosto, un Kalashnikov, a dimostrazione della tipologia di persone di cui si sta parlando.
– Intermediatori che si occupavano di trasferire la grossa mole di denaro attraverso il così detto metodo Hawala, incentrato sulla “parola” delle parti interessate.
Nel medesimo contesto investigativo, il magistrato titolare dell’inchiesta ha disposto il sequestro preventivo del ristorante La Golosia in viale Sant'Ambrogio e di un’autovettura intestati a un cittadino pakistano ritenuto tra i principali promotori del sodalizio malavitoso in argomento: si tratta di Muhammad Navid Asghar, 35enne residente a Piacenza, mente e anima dell’associazione, ideatore senza scrupoli del meccanismo con il quale, con falsa documentazione, si conseguiva il rilascio di permessi di soggiorno”, contabile del denaro acquisito dagli immigrati pakistani, regista dello smistamento dello stesso fra i vari attori del sistema. L'altra persona arrestata a Piacenza è Nazir Majid, anche lui 35enne, una sorta di mediatore tra il Pakistan e l'Italia. Tant'è vero che Majid lavorava per la maggior parte del tempo in Pakistan: gli agenti della polizia hanno scoperto che sarebbe rientrato in Italia a inizio giugno, lo hanno atteso e lo hanno arrestato mentre si trovava proprio in compagnia di Asghar. Secondo le stime della questura di Piacenza, dal 2010 al 2012 sarebbero stati circa 450 gli stranieri a cui è stato fornito un permesso di soggiorno falso.