"La mafia in Emilia Romagna esiste eccome, nel Nord è la Regione messa peggio. Ma è anche quella che reagisce con maggiore rapidità. Prima sottovalutava il problema, oggi non lo fa più". Se mai ce ne fosse stato ancora bisogno, arriva un'altra conferma: la nostra Regione "è malata di mafia, ma per fortuna non ancora cronica". Parola di Salvatore Celleri, presidente associazione Antonino Caponnetto che ha redatto il rapporto 2014 "Per una Emilia Romagna senza mafia" illustrato stamattina in Provincia alla presenza delle autorità militari e di alcuni studenti della scuola Colombini. Erano presenti anche il magistrato Rosario Aitala e il procuratore di Lanciano Francesco Menditto. Basta un dato per rendersi conto che non si possono più chiudere gli occhi. Tutte le infiltrazioni presenti da Piacenza a Rimini producono un fatturato pari a 20 miliardi di euro all'anno. Le punte sono a Reggio Emilia, Modena e Rimini dove "c'è un rischio colonizzazione". "Nella nostra regione ci sono tutti i ceppi esistenti in Italia. Una 25ina di ceppi diversi. Gli italiani più noti: Cosa Nostra, n'drangheta, Casalesi, Sacra Corona. E poi la miriade di stranieri: cinesi, nigeriani, albanesi, rumeni, nordafricani. Che fare dunque? "Parlarne. Le mafie non gradiscono che se ne parli, bisogna sostenere tutti coloro che combattono contro la mafia. È una fortuna avere un questore come Germanà e un procuratore distrettuale antimafia a Bologna. A Piacenza abbiamo forze dell'ordine attentissime". Anche il presidente della Provincia Massimo Trespidi ha detto che non bisogna "mai sentirsi al sicuro rispetto alle infiltrazioni mafiose. Mai abbassare la guardia. La lotta alla mafia comincia fuori dalle scuole, in strada, dove ci sono gli enti formativi, dove si rifiuta il sentire mafioso". E poi ha aggiunto, senza andare troppo lontano: "Chi impedisce agli operai di accedere sul posto di lavoro all'Ikea, si comporta esercitando uno stile mafioso. Chi intimidisce si comporta con uno stile mafioso".
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PRESENTATO IL RAPPORTO 2014 "PER UNA EMILIA-ROMAGNA SENZA MAFIA"
Il progetto si inserisce nell'ambito delle attività dell'Osservatorio legalità e Sicurezza
E' stato presentato questa mattina in Provincia il Rapporto 2014 "Per una Emilia-Romagna senza mafia".
II Rapporto, redatto dalla Fondazione Antonino Caponnetto, si inserisce nell'ambito delle attività dell'Osservatorio legalità e Sicurezza, realizzato su base provinciale a seguito della sottoscrizione dell'Accordo di Programma tra la Provincia di Piacenza e la Regione Emilia Romagna.
“Il lavoro svolto – ha detto l’assessore provinciale alla Sicurezza Maurizio Parma – consente di sensibilizzare il mondo della scuola e il tessuto sociale sul pericolo di infiltrazione nei territori della regione”. “Partecipiamo oggi – ha sottolineato il presidente della Provincia Massimo Trespidi – ad un momento importante che consente di renderci conto che nessun territorio è impermeabile rispetto alle infiltrazioni mafiose. Non dobbiamo mai considerarci al sicuro. La lotta alla mafia si combatte anche sulla strada e dal basso: l’azione di sensibilizzazione è in questo senso fondamentale”.
Ad illustrare i dati, alla presenza delle massime autorità, della Giunta provinciale e di alcuni studenti dell’istituto Colombini, sono stati Salvatore Calleri – presidente Fondazione Antonino Caponnetto, Rosario Aitala – Consigliere per gli affari internazionali della Presidenza del Senato e Francesco Menditto -Procuratore della Repubblica di Lanciano.
In allegato il rapporto 2014 "Per una Emilia-Romagna senza mafia"