“Ero iscritto ai Si Cobas e ho lottato con loro, ma non condivido più i loro metodi e nel caso specifico le motivazioni di questa mobilitazione”. Parole di Oreste Consalvi, facchino all’Ikea di Le Mose e fino a poco tempo fa tra i primi a prendere parte a picchetti e sit in. Ma ora non più. Oreste Consalvi ha deciso di uscire dal sindacato e lui stesso ci spiega il perché.
“Questa mobilitazione è iniziata unicamente perché il leader dei Si Cobas all’interno di Ikea si è rifiutato di effettuare l’esame delle urine. Lui era un carrellista e tutti coloro che sono incaricati di guidare un mezzo devono sottoporsi all’esame in questione. Lui non si è sottoposto al test diventando automaticamente non idoneo a proseguire nel suo incarico: per questo motivo la San Martino lo ha sollevato dalla sua mansione permettendogli comunque di continuare a lavorare come facchino. Lui però non voleva lavorare manualmente e ha protestato. La San Martino, inizialmente, lo ha voluto accontentare assegnandolo agli uffici, ma ancora non andava bene. A quel punto il leader dei Si Cobas ha convinto 33 persone a bloccare il reparto solo per difenderlo. Le 33 persone, protagoniste di un blocco non autorizzato, sono state sospese e da lì è nata la grande mobilitazione di questi giorni”.
“Attenzione perché la sospensione non è un licenziamento: la sospensione implica il reintegro se il lavoratore mostra un comportamento adeguato e rispettoso delle regole. Loro non hanno mantenuto un comportamento idoneo e non sono stati reintegrati. Questa vicenda però non ha nulla di sindacale, non è una battaglia giusta: io non mi sono iscritto ai Si Cobas per una lotta di questo tipo e così mi sono tolto”.
Alcuni lavoratori sostengono di essere stati minacciati e offesi dai manifestanti al momento di recarsi a lavoro.
“Io personalmente non sono mai stato offeso e minacciato, ma molti altri sì: offesi e minacciati mentre entravano”.
Ma qual è la reale situazione lavorativa all’Ikea?
“All’Ikea il lavoro c’è, e ce n’è tanto. La cooperativa San Martino ci permette di lavorare in un momento in cui di lavoro non ce n’è. Sarebbe giusto scioperare se la cooperativa San Martino non rispettasse accordi e patti, ma abbiamo tutto ciò che rientra nei nostri diritti. Io sciopero se la cooperativa non mi garantisce ciò che mi deve garantire, non perché il leader dei Si Cobas vuole fare come gli pare”.
“La verità è che si tratta di una questione politica, non sindacale. I Si Cobas altro non sono che un movimento di sinistra, un movimento che sfrutta l’ingenuità e l’ignoranza in merito a certe regole e leggi. Noi siamo persone che hanno fatto al massimo la 3^ media, non ci viene in mente di agire secondo logiche sindacali, la verità è che le persone che oggi protestano sono manipolate: alcune, anzi, non vorrebbero nemmeno protestare ma sono minacciate dai loro connazionali. C’è un giro di politica molto, molto grande che secondo me non finirà mai”.