E’ la Festa della mamma, perno della famiglia, primo grande amore di tutti i figli del mondo. Una festa, quella di domenica 11 maggio, per ricodarne l’importanza, per ribadire la centralità di un ruolo che nella confusione generale dell’epoca attuale spesso viene offuscato, confuso, travisato. La mamma, però, resta sempre la mamma. E del suo ruolo, in occasione della giornata a lei dedicata, abbiamo parlato con un professionista dell’educazione: il pedagogo Daniele Novara che proprio in questo periodo si sta occupando in modo particolare di educazione dei genitori, per insegnare loro il modo migliore di insegnare a vivere ai loro figli. “Il ruolo della madre è rimasto invariato – dice Novara – Però sono cambiate le dinamiche: i figli si fanno sempre più tardi e questo incide sui rapporti che si creano poi tra mamma e figlio, e anche tra madre e padre e di conseguenza tra genitori e figli”. L’età media di una donna alla prima gravidanza è 31 anni in Italia: età molto più avanzata rispetto alla generazione scorsa. Spesso poi si tratta di donne che lavorano, che non possono occuparsi pienamente dei figli quando sono molto piccoli. Questo aspetto, secondo Novara, incide sulla fase successiva, più delicata: “Quando i bambini crescono – spiega il pedagogista – quando raggiungono la fase preadolescenziale e cioè quando hanno un’età compresa tra i dieci e i dodici anni, ci troviamo sempre più spesso di fronte a madri oppressive, onnipersenti, invadenti. Un atteggiamento che si inserisce in una fase particolare della crescita dei ragazzi, una fase nella quale devono imparare ad avere le loro autonomie, a cavarsela da soli”. Mamme più assenti nelle fasi iniziali della vita dei loro figli dunque e troppo presenti quando i figli inizierebbero ad aver bisogno di scoprire il mondo esterno, quando avrebbero bisogno di staccarsi dal seno materno. “E qui entra in gioco la figura paterna – dice Novara – Una figura che in questa particolare fase di crescita dei ragazzi sarebbe determinante ma che invece è sempre più marginale. E questo è un male per i ragazzi”. Dai dieci anni in poi, spiega Daniele Novara, diventa prioritario il ruolo del papà come figura di riferimento rispetto al diventare adulti. E invece molto spesso, in questa nuova distribuzione dei ruoli all’interno della famiglia, a volte un po’ confusi, il padre “viene relegato in panchina proprio nel momento in cui dovrebbe scendere in campo”. Non va bene, dice Novara, che lancia proprio un appello: “Mamme, imparate a farvi più da parte, imparate a lasciar crescere i vostri figli in modo autonomo”. Fondamentale, secondo Novara, dovrebbe essere il lavoro di squadra all’interno della famiglia: padre e madre che nel rispetto dei ruoli e delle fasi della crescita dei figli sappiano capire cosa fare e quando farlo. Solo così i figli diventeranno adulti e, si spera, buoni genitori a loro volta.