Oggi Primo Maggio è la festa di tutti i lavoratori anche se ormai da qualche anno sono sempre meno i lavoratori che possono permettersi di festeggiare. Una crisi che non molla la presa e che, anzi, nell’ultimo anno ha fatto registrare una pressione sempre più pesante soprattutto nel Piacentino, territorio segnato da vertenze particolarmente complicate. E da un mese a questa parte la situazione di alcune aziende è salita alla ribalta delle cronache, purtroppo negativamente. Parliamo della Carini, storica azienda meccanica piacentina dichiarata fallita il 15 aprile, e della Sandvik, multinazionale svedese che a San Polo di Podenzano ha uno stabilimento che occupa 57 lavoratori.
I vertici del gruppo hanno annunciato tre settimane fa l’intenzione di chiudere la sede piacentina e nei giorni scorsi, nonostante l’azione dei sindacati, è stato dato seguito all’annuncio con l’avvio della procedura di mobilità. Questa mattina, in occasione del corteo del 1° Maggio partito da Barriera Genova, in prima fila c’erano proprio i 57 lavoratori Sandvik. “Volevamo dare un altro segnale, volevamo sensibilizzare l’opinione pubblica su una crisi che rischia di far perdere il posto di lavoro a molti piacentini, quasi tutti con famiglia” dice Luigi Bernazzani della Cisl. “L’avvio della procedura di mobilità nonostante le nostre richieste contrarie – prosegue – dimostra l’intenzione dell’azienda di proseguire sulla strada della chiusura. Ora, entro una settimana come prevede la procedura, fisseremo un incontro proprio con l’azienda per cercare di definire la situazione nell’interesse dei lavoratori”.
Tantissimi i piacentini che hanno partecipato al corteo che da Barriera Genova si è snodato lungo il Corso Vittorio Emanuele sino a Piazza Cavalli dove si tiene il discorso di Gianluca Zilocchi, neosgeretario provinciale della Cgil.
“Un Primo Maggio che cade forse nel momento più drammatico della crisi per quanto riguarda il nostro territorio”. Zilocchi non usa mezzi termini nel commentare questa edizione 2014 della Festa dei lavoratori. “Piacenza ha conosciuto gli effetti della crisi più tardi rispetto ad altre zone del Paese – prosegue – abbiamo assorbito meglio di altri all’inizio, nel 2008 e 2009, ma adesso siamo all’apice della recessione dal punto di vista dell’impatto sociale. Basta qualche numero per rendersene conto: 8.300 persone sono quelle iscritte alle liste di disoccupazione solo nel 2013 e questo è un dato terrificante, parla davvero di un impatto fortissimo, parla di un tasso di crescita del 4% della disoccupazione in un territorio che sta perdendo pezzo dopo pezzo elementi anche di grande qualità”.
Ed è a questo punto che Zilocchi, parlando a Piacenza24, si aggancia alla vertenza Sandvik e la definisce paradossale: “Un’azienda che va bene, una multinazionale che va davvero molto bene, che a Piacenza ha uno stabilimento che è l’eccellenza in termini di resa e di produttività, eppure decide di chiudere e di delocalizzare, di portare la produzione in Germania. Una cosa inspiegabile secondo in criteri normale, eppure sta accadendo. Noi ci opporremmo con tutte le nostre forze, certo è che la situazione è molto delicata e difficile”.