Sandvik, le Rsu: “San Polo si può ancora salvare, pronti ad ampliare la sede”

 

Radio Sound

AGGIORNAMENTO – “Le speranze non sono ancora spente, l’obiettivo resta quello di mantenere attivo lo stabilimento di San Polo”. A parlare sono i rappresentanti sindacali dell’azienda, che non ci stanno ad arrendersi alla chiusura e vogliono smorzare le esternazioni di alcuni colleghi che invece paiono ormai rassegnati. Si fa portavoce delle istanze dei lavoratori Giuseppe Ragone: “Tra i dipendenti regna lo sconforto e il pessimismo ed è più che comprensibile e naturale, però, almeno per ora, non stiamo lottando per una buona uscita. Stiamo ancora lottando per mantenere in vita lo stabilimento di San Polo. Le trattative sono ancora in corso, il dialogo con l’azienda pure, non è ancora detta l’ulitma parola e non è stata ancora scritta la parola ‘fine’ su questa vicenda”.

Le Rsu però chiedono all’azienda maggiore chiarezza: “Non abbiamo ancora capito i reali motivi per cui la Sandvik abbia deciso di chiudere la sede piacentina. Il nostro è uno degli stabilimenti più produttivi, più in salute e più efficienti tra quelli che ‘compongono’ la multinazionale. Nonostante questo, se il problema è la produttività, lo stabilimento è pronto ad ampliarsi”.

E in effetti l’ipotesi ‘ampliamento’ è tutt’altro che peregrina: lo stesso sindaco di Podenzano Alessandro Ghisoni aveva parlato di questa possibilità, sostenendo che non sarebbe assolutamente un problema ingrandire lo stabilimento di San Polo. La stessa area su cui sorge la fabbrica si presterebbe, dal punto di vista morfologico, ad ospitare strutture aggiuntive.

“E’ chiaro che però – riprende Ragone – la dirigenza deve spiegare una volta per tutte perché intende chiudere San Polo: se il problema è economico la soluzione, come detto, è a portata di mano. Se invece è una volontà politica dei vertici a quel punto ragioneremo in un altro modo. Però lo devono chiarire”.

 


Chiusura Sandvik, lavoratori: “Speranze perse, lottiamo per una buona uscita”

“Ormai abbiamo perso le speranze: sappiamo che lo stabilimento chiuderà i battenti, è un dato di fatto; hanno già chiuso altre due sedi del gruppo e sarebbe impensabile che l’azienda si comportasse diversamente qui nel Piacentino. A questo punto lottiamo solo per avere una buona uscita adeguata”. Giovanni Carinini è uno dei 57 lavoratori della Sandvik di San Polo, comune di Podenzano, colosso svedese specializzato nelle macchine utensili per la lavorazione dei metalli. Ci sono praticamente tutti questa mattina di fronte allo stabilimento di via Bachelet: tutti i lavoratori uniti, compresi gli interinali, a “picchettare” gli ingressi dell’azienda per far sentire la propria presenza e non abbassare la guarda pur di fronte a un destino a quanto pare segnato.

Lo stabilimento chiuderà, i vertici del colosso svedese – per tramite della dirigenza milanese – hanno fatto sapere che la decisione è irrevocabile, ritengono di essersi mossi nei tempi giusti (anche se i sindacati hanno qualcosa da ridire in proposito) e sono pronti a confrontarsi con le rappresentanze dei lavoratori oltre che con le istituzioni per illustrare i numeri che hanno motivato la scelta. Una scelta confermata dalle lettere ricevute ieri pomeriggio (lunedì 28 aprile) da ognuno dei 57 lavoratori e nelle quali si ribadiva l’imminenza della chiusura della sede podenzanese per ragioni legate alla crisi del gruppo e all’esigenza di accorpare le produzioni. Si parla di trasferire quella piacentina in un’unico stabilimento in Germania. Di fatto, però, questa strada porta alla perdita del posto di lavoro per tutti i dipendenti, la gran parte dei quali ha famiglia e figli.

Oggi pomeriggio è previsto un incontro con i sindacati per studiare la linea da tenere in tema di richieste: servono garanzie adeguate per i lavoratori e una buona uscita che compensi almeno in parte la situazione in cui si troveranno di qui a poco.

 

LA SOLIDARIETA’ DI SINISTRA ECOLOGIA E LIBERTA’ DI PIACENZA

“Un altro duro attacco al lavoro è stato portato in provincia di Piacenza. La Sandvik (ex Impero) di Crocetta di San Polo vuole chiudere entro l’ anno. Altri 57 lavoratori e lavoratrici resteranno senza lavoro, tra cui persone che con fiducia e dedizione hanno creduto in un progetto ed hanno trascorso la loro vita in quello stabilimento.

Ma la cosa piu’ surreale e’ che questa volta la crisi non c’entra, perchè il lavoro c’e’ eccome, tanto e’ vero che i dipendenti sono disposti a lavorare anche la domenica per evadere le commesse e poter accontentare i clienti. Fino a qualche mese fa la multinazionale Sandvik portava questo stabilimento come fiore all’occhiello, tutti i parametri di produttività erano rispettati, e anzi, la produzione e’ stata maggiore di quello che l’amministrazione della ditta si apettava. Poi un giorno si decise che lo stabilimento piacentino andasse chiuso e la sua produzione trasferita in Germania. Questo non è accettabile! lavoro è anche dignità, e qui 57 famiglie stanno per esserne private. 

Sinistra Ecologia e Libertà pensa fermamente che non si possa accettare tutto questo, perciò, oltre ad esprimere la propria vicinanza alle lavoratrici ed ai lavoratori della Sandvik, appoggerrà qualsiasi iniziativa sia territoriale che nazionale atta a scongiurare la chiusura di detto stabilimento.

Invita inoltre i propri rappresentanti parlamentari a sostenere qualsiasi azione governativa rivolta in tal senso, auspicando che la questione si possa e si debba risolvere dando priorità ai lavoratori ed alle lavoratrici e non ai meri interessi economici aziendali. Perchè prima vengono le persone”.