Quando la notte tra il 3 e il 4 febbraio del 2013 uccise la madre soffocandola, “Maria Grazia Filippini era perfettamente in grado di intendere e di volere”. E “non c’è correlazione” tra il gesto compiuto e il fatto che fosse affetta da ludopatia compulsiva. Una conclusione praticamente opposta rispetto a quella della difesa. E’ quanto rivela la perizia illustrata in aula dallo psichiatra Filippo Lombardi, il perito incaricato dal gup, nel processo contro la Filippini, la 48enne di Castelsangiovanni accusata di aver ucciso la madre Giuliana Boccenti di 90 anni. Si profila dunque uno scontro tra perizie. Quella di Lombardi tende dunque a smontare la tesi che era già stata illustrata a gennaio dal professor Matteo Pacini dell’Univeristà di Pisa, l’esperto nominato dagli avvocati difensori Alessandra Salvadé ed Elena Marzi, secondo cui al momento dell’omicidio l’imputata aveva una capacità di volere e di intendere alterata dall’aspettativa di giocare il prima possibile ai videopoker e guadagnare soldi”.
La nuova perizia di Lombardi che lavora al fianco della psicologa Laura Braga nominata dal giudice, va decisamente in altra direzione e lo stesso psichiatra lo ha detto in aula: la Filippini sapeva bene quello che faceva quando ammazzò la madre. La conclusione sembra ammettere che la donna fosse dipendente dal gioco compulsivo, ma ciò non avrebbe inciso sull’atroce gesto commesso quella notte. Il movente sembra però restare quello economico. Se ne saprà certamente di più il 20 maggio quando il processo prevede le conclusioni.