Il 16 aprile l'annuncio, inaspettato e raggelante, da parte dei vertici della multinazionale svedese Sandvik, di voler chiudere lo stabilimento di Crocetta di San Polo, una realtà produttiva da 9 milioni di fatturato annui che conta all'attivo 57 dipendenti. Poi la mobilitazione, di sindacati e lavoratori e la protesta shock del 23 aprile. 57 croci di fronte all'ingresso dello stabilimento. Dopo la chiusura – dissero i dipendenti – resterà solo un cimitero. Oggi si è consumato l'atto terzo di una vicenda dagli esiti incerti che ha visto la presenza, accanto al l'assemblea dei lavoratori, del sottosegretario all'istruzione Roberto Reggi assieme al presidente della provincia Massimo Trespidi e i sindaci di Piacenza e Podenzano Paolo Dosi e Alessandro Ghisoni, uniti aldilà degli schieramenti politici, da un comune obiettivo: tentare tutte le strade possibili per scongiurare la chiusura dell'impianto che rappresenterebbe un ulteriore passo verso la desertificazione aziendale del territorio piacentino.
La scelta della chiusura e' un capriccio dei vertici aziendali – ha sostenutoGiuseppe Ragone, Rsu alla Sandvik che, dati alla mano, ha presentato quello di Crocetta come uno dei più efficienti distaccamenti dell'azienda su territorio europeo. Pur essendo leader sul mercato Sandvik e' cresciuta negli ultimi anni più lentamente dei suoi competitors. Di qui la decisione di chiudere 12 impianti sparsi in tutto il mondo, tra cui proprio quello sul territorio piacentino". Difficile trovare però una giustificazione alla chiusura e alla messa in mobilità dei 57 dipendenti, come ha ribadito Roberto Reggi:"Non si comprende la motivazione tecnica e industriale di questa decisione. Se dovessimo valutare con l'occhio dell'imprenditore non riusciremmo a giustificare questa scelta. Poi c'e un problema procedurale, data la mancata comunicazione della decisione da parte dei vertici aziendali, che solo ieri hanno replicato alla lettera mandata congiuntamente da Provincia e Comune di Podenzano. L'azienda ha risposto comunicando l'intenzione di voler proseguire verso la chiusura ma rendendosi disponibile a illustrare le motivazioni economiche alla base della scelta. Da questo momento dobbiamo lavorare come una squadra unica per portare a casa un risultato positivo. Il sottosegretario al lavoro Luigi Bobba e l'assessore regionale al Lavoro Patrizio Bianchi sono già stati informati e disposti ad aprire un tavolo con l'azienda. Non sarà così facile per loro chiudere questo stabilimento, anche alla luce di un'opportunità di flessibilità che i dipendenti dimostrano di garantire. Non possiamo più permettere che il nostro territorio venga depredato così senza batter ciglio e faremo squadra affinché' questo non avvenga".
Vista l'efficienza dell'impianto e il fatturato annuo, dunque l'unica reale motivazione della chiusura potrebbe essere quella di voler trasferire la produzione presso uno stabilimento più grande in Germania dove c'è un'unità produttiva di 600 persone – commenta amaro Carlo Losi, dipendente a Crocetta da 35 anni, 10 anni prima che il marchio svedese rilevasse l'impianto nel 1995. Ma anche se così fosse, come ha annunciato il sindaco Alessandro Ghisoni, la disponibilità del Comune sarebbe totale: "Se il problema dovesse davvero essere – come affermano i vertici – quello della grandezza dell'impianto – ci impegniamo fin da ora a risolvere questo problema consentendone l'allargamento. In questo modo elimineremo anche questo alibi".