Processo Spi, parlano gli imputati: «False tessere? Può essere stato chiunque»

Udienza clou nell'ambito del cosiddetto processo Spi per le false iscrizioni al sindacato dei pensionati della Cgil. False iscrizioni che nel 2009 avevano fatto esplodere uno scandalo che al congresso di quell'anno aveva poi portato a una rivoluzione all'interno della Camera del lavoro e gettato una luce fosca sugli uffici di via XXIV Maggio. Al banco degli imputati nel procedimento nato da un'indagine dei carabinieri di Piacenza, ci Franco Sdraiati, ex segretario provinciale Spi, Nicola Gasbarro, già segretario organizzativo, Anna Maria Nicocia, componente della segreteria dello Spi, Loredana Riva, ex direttrice del patronato Inca

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In aula era previsto che gli imputati parlassero per la prima volta di fronte al giudice Maurizio Boselli, rispondendo alle domande dei difensori Fausto Có e Roberta Prampolini e del pm Antonio Rubino. 

Alla fine dell'udienza, che si è conclusa nel primo pomeriggio, era stato ascoltato solo Sdraiati, ex segretario dello Spi all'epoca dei fatti contestati, e cioè il 2009. 

Per inquadrare la vicenda, Sdraiati ha subito precisato che avere qualche tesserato in più non cambiava minimamente le dinamiche politiche interne alla Cgil; lo Spi già aveva il più alto numero di iscritti, nell'ordine del 60% del totale, e ciò nonostante il suo ruolo, da statuto, era ridimensionato: «Non potevamo entrare nella segreteria, che di fatto decideva tutto, e nel direttivo avevamo un numero di delegati ben più ridotto rispetto a quello che ci sarebbe spettato rispettando le proporzioni». In altre parole, perché rischiare per qualche tessera? A chi conveniva? A nessuno, pare sia la risposta di Sdraiati. 

Eppure i falsi tesseramenti pare proprio che ci siano stati: pensionati che si sono trovati iscritti allo Spi senza mai averne fatto richiesta, con relative trattenute dalle pensioni delle quote di iscrizione annuali, poche decine di euro. 

A questo punto il giudice Boselli è entrato nel vivo riprendendo le domande del pm: come era possibile che un pensionato che non ne faceva richiesta si trovasse poi iscritto al sindacato? 

Sdraiati ha subito precisato che non c'è nessuno che possa mettere in relazione le iscrizioni fasulle direttamente a lui o agli altri dirigenti imputati. Ha poi spiegato che i dati dei vari pensionati, magari non iscritti allo Spi ma che si presentavano al Caf per la dichiarazione dei redditi (per loro conto o per tramite di commercialisti), finivano in un database accessibile praticamente a chiunque lavorasse allo Spi: la password era di dominio pubblico all'interno dell'ufficio e non si può sapere chi possa averla utilizzata per i cosiddetti falsi tesseramenti. 

Ed è proprio questo il nodo della questione che verrà approfondita anche nella prossima udienza già fissata per l'8 maggio alle 12,30 e nel corso della quale parleranno gli altri imputati.