Piacenza ricorda monsignor Antonio Tagliaferri a 5 anni dalla morte

 Venerdì 11 aprile alle ore 21 nella chiesa superiore della SS. Trinità in viale Dante a Piacenza verrà ricordato mons. Antonio Tagliaferri a cinque anni dalla morte. La serata, condotta dal giornalista Carlo Francou, vuole fare memoria del sacerdote morto a 91 anni nel 2009, fondatore negli anni ’40 della chiesa che segnò lo sviluppo di Piacenza nel secondo dopoguerra. Verrà proiettato un emozionante filmato il cui titolo ricorda le parole dette da Padre Pio a mons. Tagliaferri: “Questa chiesa darà grande gloria a Dio”. 

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Il cortometraggio, a cura del videomaker piacentino Diego Monfredini, ricostruisce la vita di mons. Tagliaferri riproponendo la sua voce e presentando alcune testimonianze legate alla sua vita; suor Maurizia Libelli, carmelitana, la cui vocazione è legata all’incontro con il parroco della SS. Trinità negli anni ’50, mons. Luciano Monari, oggi vescovo di Brescia e dal 1995 al 2007 vescovo di Piacenza, Kiko Arguello, iniziatore del “Cammino neocatecumenale” e padre Mario Pezzi, con Arguello uno dei responsabili del “Cammino” nel mondo. 
Nel corso dell’incontro interverranno alcuni ospiti che ricostruiranno i passaggi chiave della vita di mons. Tagliaferri e della storia della parrocchia; concluderà la serata l’intervento del parroco mons. Luigi Chiesa.

Chi era mons. Tagliaferri

A soli 25 anni, nel ’42, don Antonio si vide affidare dal vescovo Menzani l’incarico di costruire una chiesa nella zona del Belvedere, dove la città, terminata la guerra, si sarebbe certamente sviluppata. E così accadde. Al vicario generale mons. Sgorbati don Antonio aveva sollevato i primi problemi molto pratici: “io accetto, ma non ho nulla, neanche il vino per la messa!”. E il Vicario prese una bottiglia di vino e gliela consegnò: “ti abbiamo scelto perché pensiamo che tu te la possa cavare da solo. Ora va’!”. 
Don Antonio tentò in ogni modo di trovare i mezzi per costruire la nuova chiesa, ma tutto sembrava remare contro. Alcuni amici gli consigliavano di rinunciare. Nel ’47, a 30 anni, la svolta, con l’incontro con Padre Pio da Pietrelcina. Burbero ma come sempre profetico, gli disse senza mezzi termini: “va’ e fa’ sta chiesa!”. E dieci anni più tardi il frate, che lo aveva mandato a chiamare, aveva aggiunto: “questa chiesa darà grande gloria a Dio!”.
Parole che sono sempre rimaste nel cuore di don Antonio facendo nascere in lui sempre grande entusiasmo nel suo servizio.

Nel ’48, quasi inspiegabilmente e in poco tempo arrivò il progetto, donato dall’architetto di Enrico Mattei, Mario Bacciocchi, si resero disponibili le risorse e tutto iniziò. In una città che cresceva in modo febbrile, in una parrocchia che arrivò a contare fino a 40mila abitanti, don Antonio accolse con entusiasmo tutto ciò che lo Spirito Santo suscitava nella Chiesa: prima il “Fraterno aiuto cristiano” e il “Movimento per un mondo migliore” con il gesuita padre Lombardi, poi la “Legio Mariae”, l’Azione Cattolica, le Acli e gli Scout, acquistò un albergo in montagna per le vacanze, costruì la scuola materna, organizzò le catechesi sui pullman itineranti nelle vie della parrocchia, la squadra di calcio Virtus e una di ciclismo, aprì il cinema Excelsior, una libreria e una piccola tipografia, promosse la “Crociata della Bontà”, che contò ben tre edizioni, ideata dal milanese Attilio Giordani, e infine, dopo la pesante crisi religiosa che seguì al ’68, accolse l’esperienza del Cammino neocatecumenale. Era il 1973 quando alcuni giovani itineranti bussarono alla porta; nessuno finora li aveva accolti.
L’esperienza del Cammino ha dato un soffio nuovo alla parrocchia che nel 2000 ha visto l’inaugurazione del ciclo pittorico di 600 metri quadrati ad opera di Kiko Arguello, dedicato in chiave ecumenica ai misteri della vita di Cristo.

Alla vita di mons. Tagliaferri è dedicato il libo “Ho creduto in un sogno” di Davide Maloberti, edizioni Sugarco.