Per i giovani Mazzola è una voce. Arriva dopo quella di Marco Civoli nel video dei calci di rigore della finale di Berlino pubblicati su You Tube, quando il pallone di Fabio Grosso rimbalza ancora in porta e l'Italia ha appena vinto il Mondiale. "Bravissimi, bravissimi. Con una maturità, una concentrazione. Sono momenti difficilissimi quelli dei calci di rigore e questi ragazzi sono stati fantastici" dice Mazzola con la voce rotta dall'emozione. Per i giovani Sandro Mazzola è la spalla di Civoli, il commentatore tecnico, il Bergomi della Rai, quello che, accanto al telecronista, ha raccontato la vittoria della Nazionale di Marcello Lippi in Germania. Per quelli meno giovani, però, Mazzola è molto di più. E' quello della staffetta con Rivera, è l'attaccante della grande Inter di Angelo Moratti e Helenio Herrera che ancora oggi si riconosce nelle immagini in bianco e nero, alto, magro, coi baffi e la sua andatura tipica, caratteristica. Per i meno giovani, Sandro è prima di tutto il figlio di Valentino Mazzola, il capitano del Grande Torino scomparso nella tragedia di Superga. Mazzola, che in passato ha assunto cariche dirigenziali nell'Inter e nel Toro, è ancora commentatore tecnico della Rai. Va in televisione e parla di calcio con la consueta calma, senza urlare, lontanissimo dagli opinionisti moderni che cercano la polemica a ogni costo. Questa sera Mazzola era alla Galleria Biffi Arte per parlare del suo libro, "Ho scelto di stare davanti alla porta", ultimo incontro di una serie dedicata alla scrittura moderato da Mauro Molinaroli e Giorgio Lambri. E' l'occasione di parlare di calcio, a cominciare dalla situazione attuale del pallone italico. "Il calcio è cambiato – dice Mazzola – molto più atletico rispetto al passato. Trent'anni fa i ragazzi giocavano negli oratori, mentre adesso i calciatori sono sorpattutto atleti. Ho dei nipoti e uno, di 8 anni, gioca a calcio. Ricordo che il primo allenamento iniziò alle 18,30, con un freddo incredibile, e alla fine, facendo i conti, i bambini giocarono col pallone per una decina di minuti. Tutto il resto dell'allenamento venne dedicato alla parte atletica. E' giusto che i calciatori siano preparati fisicamente, ma i giocatori devono prima di tutto giocare pallone". Il calcio è cambiato soprattutto al di fuori, sugli spalti, dove ultimamente sono anche apparsi striscioni ironici sulla tragedia di Superga, in cui morì il padre di Sandro. "L'altra sera – prosegue Mazzola – ho sentito dei botti sparati in uno stadio, mentre, a proposito di quegli striscioni, credo che lo stadio in cui sono stati esposti dovrebbe chiudere per sempre, non dovrebbe esistere più. Ho avuto un sacco di sms e di lettere di gente che vuole ribellarsi a episodi come questi e che vuole andare allo stadio solo per divertirsi". Chiusura col grande amore di Mazzola: l'Inter. Si aspettava qualcosa di più? "Si poteva sicuramente investire più sui giovani. L'inter ha 4-5 ragazzi in giro che sono molto bravi, e che probabilmente farebbero meglio di quelli che ci sono oggi in nerazzurro. E' incredibile che l'Inter si sia lasciato scappare uno come l'attaccante della Roma…". Ogni riferimento a persona o cosa va a Mattia Destro.