I profughi in carcere: “Vittime dell’angoscia e figli della disperazione”

 Hanno scelto di non parlare, la quindicina di profughi che in mattinata hanno deciso di manifestare davanti al carcere delle Novate, dove sono detenuti i loro quattro compagni arrestati dopo i tafferugli con le forze dell'ordine avvenuti in via Taverna, a seguito dell'occupazione degli uffici comunali. Una protesta silenziosa e il messaggio è stato affidato ad uno striscione dove si leggeva che "non siamo violenti, non siamo criminali, se abbiamo sbagliato è perché siamo vittime dell'angoscia e figli della disperazione". Gli stranieri si sono ritrovati per portare sostegno ai quattro che venerdì dovranno comparire davanti al giudice: sono originari della Nigeria e della Costa d’Avorio, due di loro hanno 21 anni, gli altri 26 e 38 e le accuse sono resistenza, violenza e lesioni a pubblico ufficiale. ​

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Durante la manifestazione è stato distribuito anche un volantino dell'associazione Freedom and Justice, nata nei mesi scorsi in solidarietà ai migranti: "Se abbiamo sbagliato c'è un motivo, non siamo dediti alla violenza" era scritto. E poi hanno lanciato un messaggio rivolto ai mezzi di comunicazione: "Vorremmo che i cittadini basassero il loro giudizio su di noi non solo su ciò che fa più notizia".