Una sentenza clamorosa: 20 anni di reclusione, 120mila euro di multa e interdizione perpetua dai pubblici uffici. Si è concluso così il processo di primo grado all'ispettore di polizia Claudio Anastasio, ex responsabile della sezione narcotici della Squadra mobile piacentina per il quale il pm Michela Versini aveva chiesto 16 anni e mezzo di carcere. Incredulo e disperato a fine lettura il poliziotto imputato. Il collegio di giudici presieduto da Italo Ghitti (a latere Elena Stoppini e Maurizio Boselli) non solo ha accolto la tesi dell'accusa, basata sulle indagini dei carabinieri del Nucleo operativo comandati dal capitano Rocco Papaleo, ma ha aumentato la pena di tre anni e mezzo. Una sentenza che farà certamente discutere. L’avvocato difensore, Piero Porciani, ha commentato in maniera amara: “Sono triste umanamente e giuridicamente per quello che è capitato all’ispettore Anastasio. Spero che a Bologna si possa ragionare con una maggiore serenità rispetto a quanto che abbiamo visto a Piacenza. E’ stato un processo viziato da tutto, dall’inizio alla fine. C’è stato qualcosa di anomalo. Una brutta pagina per la polizia italiana, per il sistema giuridico italiano e per chi ha sacrificato la vita per lo Stato”. Il legale ha anche annunciato appello e si è detto “curioso di leggere le motivazioni” che verranno depositate entro 90 giorni.
Ad ascoltare la sentenza anche il procuratore capo Salvatore Cappelleri che, a fine processo, ha spiegato che “a noi tocca provare i fatti, al Tribunale applicare la sanzione”. “Eravamo di fronte a tanti fatti e di particolare gravità – ha aggiunto – E’ una pena consistente così come lo era la nostra richiesta. Non si tratta di pene fuori dalla logica. Ripeto, i fatti erano tanti e gravi. Il Tribunale ha fatto i conteggi che non sono poi così distanti dai nostri e ha deciso così”.
Condanne alte, superiori alle richieste della pubblica accusa, anche per i coimputati. Per Eridana Cortes, accusata di spaccio, 7 anni di reclusione (la richiesta del piemme era stata di 4 anni); per Boris Angeloski tre anni (richiesta era stata di due).
“Noi confidavamo in una assoluzione – ha dichiarato l’avvocato Wally Salvagnini, che con il collega Sisto Salotti difende la Cortes – leggeremo attentamente le motivazioni di una sentenza che dovremo comprendere. Sette anni sono tanti, cercheremo di capire e di leggere le motivazioni”.
L’ARRINGA DIFENSIVA DELL’AVVOCATO PIERO PORCIANI
"Condannare per spaccio Anastasio significa condannare chi combatte la droga". Era iniziata così intorno alle 9 l'arringa difensiva dell'avvocato difensore Piero Porciani conclusasi poi con la formale richiesta di assoluzione per l'ispettore di polizia.
Durante la sua ricostruzione, il legale milanese ha insistito molto sulle modalità con cui sono state condotte le indagini dei carabinieri, a suo avviso "portate avanti in modo strambo" e ha parlato delle accuse rivolte al suo assistito come il frutto di “testimonianze contraddittorie e di conversazioni telefoniche interpretate in modo errato”. Porciani ha ammesso che oggi, dopo il carcere e la detenzione domiciliare, Anastasio è un uomo cambiato. "Un uomo che dopo aver passato anni a combattere il crimine si ritrova in carcere senza capire il perché. Sì, un errore lo ha fatto: quello di essersi fidato delle persone che aveva sotto di lui e dei suoi superiori. Ma cosa avrebbe dovuto fare?" ha chiesto il legale. "Anastasio comandava persone infedeli" e la sua buona fede sarebbe dimostrata dal fatto che "in tutta questa vicenda non si è arricchito di un centesimo, basta verificare i suoi conti correnti". L'ex capo della Narcotici avrebbe dunque pagato il fatto che "in questura a Piacenza regnava una certa allegria e che quando qualcuno sbaglia paga sempre la classe intermedia. Certe cose nei carabinieri o nella finanza non accadrebbero mai. Ma che interessi aveva un ispettore giunto al massimo della sua carriera a comportarsi in un certo modo".
E ancora: "Quale forza di polizia applica 24 ore il codice penale. Se così fosse saremmo peggio del Venezuela, pieni di criminali". L'avvocato ha giudicato eccessiva la richiesta di condanna – 16 anni e mezzo – "che si chiedono per chi uccide". "Se Anastasio è un 'grande criminale' allora tra poco molti saranno costretti ad andare in carcere".
Ricordiamo che Anastasio è l’unico dei cinque poliziotti della squadra narcotici rinviati a giudizio ad aver scelto il processo ordinario, senza sconti di pena. Gli altri quattro, che avevano scelto il rito abbreviato, sono già stati condannati in primo grado il 13 marzo a pene che vanno dai 7 ai 9 anni.