Soldi ai partiti, parla il legale di Giglio: “Tutto nella massima trasparenza”

Fa discutere da questa mattina la notizia dell’indagine della guardia di finanza sul finanziamento ai partiti che ha portato la procura ad emettere venti avvisi di garanzia, nove dei quali tutti piacentini. Uno è nei confronti di Bruno Giglio, amministratore dell’azienda Biomedica Santa Lucia, gli altri otto nei confronti di politici  tra i quali l’ex vicesindaco Francesco Cacciatore del Pd e i consiglieri regionali Marco Carini e Andrea Pollastri rispettivamente del Partito democratico e del Pdl. In discussione ci sono contributi per circa 200mila euro elargiti per le regionali del 2010 e poi per le primarie del 2012. Contributi per finanziare le campagne elettorali dei vari candidati, sia di centrodestra sia di centrosinistra (la maggior parte).

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L’ipotesi della procura, e in particolare del pm Antonio Colonna, è che tali contributi non avessero il requisito formale della delibera del cda aziendale. Non si tratterebbe dunque di finanziamenti illeciti, anche perché risultano formalmente nel bilancio della società di Giglio, ma mancherebbe – stando alle indagini – un requisito non sostanziale. Ed è ciò che ha spiegato a Piacenza24 il legale dell'imprenditore Bruno Giglio, l’avvocato Roberto Rovero: "Tutto si è svolto con ampia trasparenza – ha detto – si tratta di contributi che sono regolarmente registrati a bilancio deliberati da un organo nella pienezza dei suoi poteri con strumenti bancari trasparenti a fronte di ricevute assolutamente regolari".

"Quella della Procura – prosegue l'avvocato Rovero – è una contestazione di tipo tecnico sulla necessità formale o meno di un atto deliberativo del consiglio di amministrazione. Una contestazione formale, ribadisco, e non sostanziale. E proprio rispetto a tale contestazione sono state fornite alla Guardia di finanza ampie giustificazioni e siamo quindi assolutamente sereni sul fatto che la cosa possa trovare la sua giusta collocazione. Si tratta davvero di cose di poco conto". 

E anche in Procura il clima non era certo dei più tesi in merito a questa vicenda; una vicenda partita da Roma e che a Piacenza – salvo colpi di scena – sembra destinata a sgonfiarsi nel giro di poco tempo.