L' Unione Europea dovrebbe fare di più nel sostenere l' Italia in questa emergenza profughi. E’ quanto è emerso dai nostri sondaggi, effettuati in giro per la città ascoltando l’ opinione dei piacentini e quelle di sindaci e amministratori che ieri hanno partecipato al vertice in Prefettura.
Da più parti si invoca l’ intervento di Bruxelles, spesso impegnata a bacchettarci aprendo procedure di infrazione in caso di respingimenti mentre non è così nei confronti di altri stati come Malta, ad esempio.
E così, nel giro di due anni, la nostra città si ritrova a dover affrontare, nuovamente, un’ emergenza umanitaria con costi che gravano sulle casse comunali o del Governo Centrale.
Ricordate, ad esempio, i 500 euro pro capite elargiti ai migranti della prima ondata di accoglienza? Quelli che, per capirci, vennero ospitati al Ferrhotel? Quelle somme vennero corrisposte dallo Stato e così sarà per i 30 euro pro capite destinati al mantenimento dei profughi arrivati a Piacenza venerdì scorso. Di Bruxelles, quindi, non vi è traccia e probabilmente perché manca una politica seria sull’ argomento.
Invece, secondo Pierpaolo Gallini, fresco di nomina in seno alla Direzione Nazionale UDC, “Ci vuole una regia e un finanziamento europeo. L’Italia, che è il ‘ventre molle’ non può essere lasciata da sola a gestire questa emergenza”.
Il discorso è di respiro europeo anche per Fabio Callori, sindaco di Caorso, per il quale “Queste persone andrebbero accolte, sistemate per qualche giorno e fatte tornare nei loro paesi d’origine perché se no arriviamo ad avere problemi di ordine pubblico e di altra natura”.
Stesso parere anche per Gabriele Girometta, sindaco di Cortemaggiore: “Non possiamo diventare l’ Africa del nord. Non riusciamo a provvedere ai bisogni primari della nostra gente e non è giusto che vi siano corsie preferenziali per queste persone che hanno diritto ad assistenza umanitaria e supporto, ma nel proprio paese di origine”.
Perentorio l’ assessore comunale al nuovo welfare, Stefano Cugini, “Occorre che l’ Italia batta i pugni sul tavolo. Parliamo di Europa ma stavolta sono proprio loro a dover andare dietro la lavagna”.
Anche per la gente comune, intervistata per strada, il mantenimento non può gravare sulle casse comunali o statali e l’ Europa dovrebbe essere meno lontana.