“Ha mostrato alta capacità criminale”. Chiesti 16 anni e mezzo per Anastasio

 A pochi giorni dalle condanne in primo grado dei colleghi della Mobile, ecco arrivare la richiesta della pubblica accusa per l’ex capo della Narcotici Claudio Anastasio, l’unico ad aver chiesto il dibattimento, coinvolto nella maxi-inchiesta dei carabinieri del Nucleo Operativo. Una richiesta pesantissima: 16 anni e 6 mesi di reclusione più 120mila euro di multa.

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La lunga requisitoria del pm Michela Versini è durata oltre quattro ore, al termine delle quali è giunta una conclusione durissima: “Con una condotta altamente spregiudicata – ha detto – Anastasio ha tradito il suo dovere di fedeltà alla polizia, ha tradito i suoi colleghi e la magistratura che si fidava di lui. Non ha esitato a scendere a patti con il crimine per finalità del tutto estranee a quelle del bene collettivo. Ha dimostrato una elevatissima capacità criminale“. Il piemme ha toccato tutti i capi d’imputazione per il quale l’ispettore di polizia è stato arrestato nell’aprile dello scorso anno insieme ad altri cinque colleghi: lo spaccio di stupefacenti e cioè gli episodi in cui Anastasio avrebbe acquistato cocaina, in maniera diretta o indiretta, “dimostrando una gestione allegra dello stupefacente”. “Un’attività continuativa di traffico di stupefacenti con una modalità ben consolidata” ha poi aggiunto Versini. Secondo la procura Anastasio sapeva sempre quello che accadeva e a un certo punto partecipava attivamente al “pericoloso e illecito” intreccio di rapporti con lo spacciatore Giorgio Cavaciuti.

Altro capo d’imputazione riguardava il favoreggiamento della prostituzione relativo alla concessione di permessi di soggiorno ad alcuni transessuali, presunti informatori “che altro non erano che artifici, come gli inviti a comparire, usati per consentire loro di eludere i controlli dei colleghi poliziotti”. E poi ancora i capi d’imputazione per l’utilizzo indebito delle carte di credito. Più in generale il pm ha addirittura parlato di “condotta spregiudicata dell’imputato anche irrispettosa nei confronti della magistratura”.

La pubblica accusa ha voluto precisare che “non c’è stato accanimento nei confronti dell’imputato”. A dimostrarlo, “oltre alle risultanze delle intercettazioni telefoniche”, anche il fatto che la figura di Anastasio è entrata nell’inchiesta non subito, ma in un secondo tempo rispetto alle prime mosse ovvero gli arresti per droga di un carrozziere piacentino e di uno spacciatore sudamericano.
A inizio udienza Anastasio ha voluto rilasciare ancora dichiarazioni spontanee: “In questa vicenda ho fatto certamente degli sbagli, ma io mi fidavo di Bozzini e come me lo facevano anche i dirigenti che lo chiamavano Paolino. Non ho certamente agito per carriera visto che sono arrivato al massimo”. Anastasio ha poi ricordato che nella sua carriera in polizia, iniziata nel 1986, ha ricevuto ben 13 lodi per svariate operazioni.

A fine udienza l’avvocato difensore Piero Porciani ha commentato così le conclusioni del piemme: “La cosa strana di questa vicenda è che, al di fuori delle dichiarazioni di chi è cointeressato alla visione del pubblico ministero, non ci sono altre prove. Certi elementi raccolti dai carabinieri si possono interpretare in più modi, chiaramente sono dispiaciuto anche umanamente per la lettura che ne ha dato il piemme. Sarei felice, come cittadino italiano prima ancora come avvocato, che le persone dotate di elevata capacità criminale, come ha dichiarato l’accusa, perché se così fosse saremmo nel paese dei balocchi. A Milano forse per l’omicidio si danno pene di questo tipo. Qui non ci sono morti né feriti. C’è qualcuno in divisa che certamente non ha fatto il suo dovere e poi c’è un omesso controllo da parte di alcuni funzionari della questura. Questa è una cosa triste che dà l’idea di come sia gestita la questura a Piacenza”.

Per i coimputati Eridana Cortez, nell’inchiesta accusata di spaccio, sono stati invece chiesti 4 anni di reclusione (20mila euro di multa) mentre per Boris Angeloski, coinvolto per una serie di fatture e documentazioni false, una pena di 3 anni. I rispettivi avvocati difensori – Sisto Salotti e Wally Salvagnini per la sudamericana e Gianluigi Dodici e Renzo Rossi per il secondo – hanno chiesto l’assoluzione con formula piena.

Il prossimo 27 marzo di terrà l’arringa dell’avvocato difensore di Anastasio ed è prevista anche la sentenza.