“Lavorare come parcheggiatori abusivi è uno schifo, ma sempre meglio che rubare o spacciare, No?”. Per la prima volta, i ragazzi – per lo più dai 20 ai 30 anni – che ogni giorno accolgono gli automobilisti nei più importanti spazi di sosta di Piacenza, da piazza Cittadella al Cheope, fino alle linee blu che si trovano di fianco all’ospedale o sul retro della Questura, decidono di parlare e di spiegare una scelta di vita dettata, dicono, più dalla necessità che da opportunismo. Anche perché, hanno tenuto a precisare, “siamo tutti regolari con i documenti e cerchiamo un altro impiego ma se non è facile per voi italiani, figuratevi per noi”.
Al freddo d’inverno, che quest’anno almeno è stato clemente, e al caldo torrido d’estate, sono circa una trentina, a rotazione, gli africani che ogni giorno aiutano gli automobilisti piacentini a trovare parcheggio e chiedendo in cambio qualche spicciolo. I parcheggi sono suddivisi, o così almeno pare, rispetto alla nazionalità. Nigeriani, Senegalesi, Ghanesi, queste le etnie più rappresentative, che si sono distribuite gli spazi nei quali c’è più affluenza. Non sembra, comunque, come avviene da tempo in città più metropolitane e dove il mercato è decisamente più redditizio, che dietro alla loro attività vi sia l’ombra della criminalità organizzata. Certo è che, come appare scontato, non pare nemmeno possibile per chiunque improvvisarsi parcheggiatore, senza scatenare conseguenze.
A volte chiedono un euro solo per il fatto di aver indicato un posto libero, oppure barattandolo con un biglietto di sosta che si sono accaparrati da chi, avendo esagerato nell’immettere moneta nella colonnina per i tickets, glieli cede con alcune ore ancora disponibili.
Altri, invece, si sono attrezzati vendendo le classiche collanine, gli accendini, le calze o le cinture, tutti oggetti portati nei loro zaini o nei borsoni di plastica, utili a invogliare le persone a spendere quella moneta in più.
“Non c’è lavoro. Non pensare che ci piaccia fare i parcheggiatori abusivi. Ma abbiamo tutti una famiglia da mantenere, dei figli piccoli che devono mangiare ogni giorno. Cosa gli diamo per sfamarli?” spiega uno di loro, che opera in Cittadella, proprio di fronte al mercato coperto, insieme a una decina di “colleghi”.
“Cercare un lavoro pagato ormai è difficile – gli fa eco un’altro, nel parcheggio del Cheope – ma non vogliamo andare a rubare o a spacciare”. Queste persone, tutte di origine africana, ci hanno poi tenuto a sottolineare che “siamo in Italia da molti anni, alcuni di noi hanno anche la residenza a Piacenza”. E hanno spiegato che “non diamo fastidio alle persone, anzi, gli diamo una mano a trovare parcheggio, se serve gli carichiamo la spesa in auto e non si sono mai verificati episodi spiacevoli. Siamo brave persone e proprio per questo non vogliamo andare a rubare o a spacciare” dice un altro parcheggiatore abusivo della zona di viale Malta, aggiungendo che “sarebbe facile finire in quei giri, i soldi non mancherebbero ma siamo onesti e preferiamo questo brutto lavoro piuttosto che finire nella malavita”.