Come quasi tutti i giorni Giovanni si sveglia all’alba. E dopo qualche decina di minuti è al volante del suo pulmino ad aspettare che i ragazzi salgano per essere accompagnati alle rispettive scuole. No, Giovanni di mestiere non fa l’autista dello scuolabus. E’ più semplicemente il padre di otto figli e lo zio di otto nipoti con le incombenze che un “esercito” del genere richiede. Sì, avete capito bene, sedici ragazzi. Qualcuno già più autonomo, che ha superato i vent’anni, comunque mica male. E quando chiedi a Giovanni di raccontarti la sua giornata tipo, la cosa che stupisce di più è che parla come se essere genitore di otto figli fosse la cosa più normale del mondo. E’ lui, Giovanni Marchesi, il papà piacentino che abbiamo scelto di intervistare proprio nel giorno della festa del papà. Chissà se tutti i suoi figli, che di età vanno dagli 8 ai 23 anni, si sono ricordati che oggi era la sua festa. “Fammi pensare – dice – penso si siano ricordati tutti di farmi gli auguri. Adesso che ci penso però non ne ho ancora incrociati un paio, ma è probabile che li veda stasera a cena. Comunque, a scanso di equivoci, avevamo festeggiato ieri sera con una cena più “robusta” del solito. Che casino che c’era, ma è stato molto bello”.
Parla con estrema pacatezza ed è evidente che Giovanni non gradisca l’appellativo di “superpapà”. Però, caspita, come non esserlo. “Faccio una premessa. Io sono figlio unico e dunque pensate come la vita per ognuno di noi riservi una storia diversa. Io ho questi otto figli. Tante gioie, tantissime. Ma anche qualche pensiero, naturalmente. Sarebbe difficile il contrario. Però posso dire tranquillamente che le gioie superano di gran lunga i dolori, eccome”. E’ l’ora di pranzo e il signor Marchesi, come ogni giorno, cerca di ritagliarsi dal lavoro un’oretta per pranzare con moglie e figli, anche se magari non tutti tornano a quell’ora a casa. La prima domanda che viene spontanea è semplicemente: “Ma Giovanni, lei come fa?”
“In generale è impegnativo, questo non si può negare. Però in un modo o nell’altro ce la siamo sempre cavata. Ogni tanto arriva qualche regalo insperato e lo si accetta. Facciamo anche qualche vacanzina. Non si va alle Maldive, questo è naturale, ma diciamo che non ci siamo mai fatti mancare nulla. Sicuramente in una famiglia così grande la questione economica è importante, a volte bisogna tirare la cinghia, ma posso assicurare che nel nostro caso non è la principale preoccupazione”. Giovanni, la moglie e la famiglia sono infatti assistiti dalla grande fede in Dio. “La Provvidenza aiuta, tutte le mattine con mia moglie preghiamo e questo ci aiuta a superare anche delle piccole sofferenze”.
Finite le preghiere dell’alba, poi, quando la tribù si alza, inizia la lotta quotidiana. Soprattutto per il bagno. “Ne abbiamo due e si capisce, le liti non mancano. A volte cerco di far ragionare i miei figli, ma fatico. Loro sgomitano, si cercano gli spazi”. A casa Marchesi per la colazione non c’è una tabella con i turni, ma poco ci manca. Si va a scaglioni. E mentre gli ultimi stanno ancora sorseggiando il latte, il nostro superpapà sta scaldando i motori del pulmino. “Con due pulmini facciamo i turni con mio cognato, soprattutto per i ragazzi delle elementari”. Dopo lo sfaticante tour scolastico, inizia la vera giornata lavorativa di Giovanni, quella effettiva riconosciuta dall’Inps. “Alla sera arrivo a casa stanco, ma si cerca comunque di stare insieme. Magari non tutti, perché qualcuno va in palestra, qualcuno va ad allenamento. Ma qualcuno in casa c’è sempre. E capita a volte che a tavola non siamo solo noi 10, ma magari c’è anche qualche amico dei figli. E allora arriviamo a 12 o 13”. Alla fine della chiacchierata non possiamo non chiederglielo, sempre col dovuto rispetto. Ma Giovanni, non ha mai pensato, “ma chi me l’ha fatto fare?”. “Hai voglia – ribatte il superpapà – a volte qualcuno lo butterei giù dal balcone – dice sorridendo – poi però passa subito. In fondo una famiglia così è solo una grande fortuna”.