Come consuetudine il sodalizio "Ra Familia Bubièiza" invita tutti al tradizionale Falò di San Giuseppe (Fuiè ad San Giusèp) che sarà acceso mercoledì alle ore 21.00 in località Candia sul greto del torrente Bobbio.
Con il tipico ritornello: "San Giusép l'è pasè, la primavera l'è riturnè!" inizia la festa. Bevande calde, frittelle, croccante ed altri dolci propiziano quindi un piacevole momento serale di aggregazione. Per l'occasione sarà servito ai partecipanti dell'ottimo e speziato vin brulè. Con la fuiè viene bruciata la "vecchia", simbolo dell'inverno. Da come brucia la vecchia molti traggono auspici per la prossima primavera.
Storia di un'antica tradizione: Il passaggio dall’inverno alla primavera nell’equinozio, quando il dì e la notte hanno la stessa durata, si festeggia solitamente bruciando, per così dire, o accendendo una grossa "fuiè" (falò) alla sera di San Giuseppe.
Il Santo è molto venerato nelle nostre parrocchie di montagna, infatti, difficilmente si trovano chiese senza la statua del santo con in braccio il piccolo Gesù.
La tradizione del falò è molto viva a Bobbio e con la fuiè viene bruciata la "vecchia", simbolo dell’inverno. Essa è rappresentata da un fantoccio posto in cima alla struttura. Da come brucia la vecchia molti traggono auspici per la prossima primavera. Se la "vecchia" brucia subito senza problemi e le faville salgono in alto, allora l’inverno sarà finito e si attende una bella e propizia primavera; altrimenti il freddo continuerà con cattivi auspici.
Il rito risale all’antico popolo dei Liguri, in occasione del particolare momento astronomico dell’equinozio, poi la tradizione pagana si fuse con quella cristiana celtico-irlandese dei monaci di San Colombano, giunti in epoca longobarda.
Ad alimentare il fuoco serve di tutto: cassette, fogliame, carta e cartone, tralci di vite frutto della recente potatura ed altro ancora. Nelle montagne si usava molto il ginepro, che veniva scelto perchè è molto diffuso ed ha un forte potere calorifico, una volta incendiato sviluppa una forte energia.
Quì si usava il nome di "Cassinella" riferito alla struttura piramidale di alberi, arbusti, ginestre e potature dei frutti.
In tutti i paesi si accendevano i falò in una sorta di gara per la più luminosa. Se i giovani si occupavano della ricerca degli alberi, gli adulti giravano per le vie del paese alla ricerca di uova e vino, in modo di concludere la nottata con frittate ed abbondanti libagioni.
La festa è comune in tutta la Val Trebbia, salendo a Marsaglia di Corte Brugnatella, dove San Giuseppe è il santo patrono, il falò viene chiamata Fuià. Ma anche la Val d'Aveto non è da meno, ed il rito si ripete anche a Salsominore di Ferriere.
Questa festa tutta speciale a Bobbio, si è sempre consumata in località Candia, accendendo sul greto del torrente Bobbio un falò grossissimo cui facevano un tempo eco tutti quelli contemporaneamente accesi nei campi, o a fianco dei cascinali di campagna e sulle creste dei monti, infiammando di un tenue rossore tutta la vallata. Oggi, per iniziativa del Sodalizio, l’accensione della "fuiè" si effettua, con le dovute misure di sicurezza. Attorno al fuoco s’intona il tipico ritornello: "San Giusép l’è pasè, la primavera l’è riturnè!". Bevande calde, frittelle e torte propiziano quindi un piacevole momento serale di aggregazione. Sarà servito anche dell'ottimo e speziato vin brulè.