A seguito della richiesta avanzata a mezzo stampa dal parroco di Santa Franca, don Maurizio Noberini, di “congelare” le morosità degli inquilini residenti nelle case popolari della Farnesiana, Comune di Piacenza e Acer – proprio perché molto attenti e sensibili ai disagi delle famiglie in questa fase di crisi economica così grave – ritengono non praticabili interventi “tampone” su singole situazioni. Non solo perché la proposta è in contrasto con le leggi e i regolamenti vigenti, ma anche e soprattutto per il profondo rispetto verso l'intera cittadinanza, che ci impone di evitare azioni che finirebbero per introdurre solo elementi di confusione, discrezionalità e ingiustizia.
“Abbiamo più volte ricordato a don Maurizio – sottolinea Stefano Cugini, Assessore ai Servizi Sociali del Comune di Piacenza – come da un punto di vista puramente legale nessuno dei due Enti possa fare quanto da lui richiesto, dovendo il Sindaco e il presidente di Acer rispondere, tra l’altro, alla Corte dei Conti sull'utilizzo di denaro pubblico. C'è poi un principio di equità generale, che non consente di privilegiare nessuno, cercando, invece, di aiutare tutti nei limiti delle possibilità delle risorse pubbliche. Risorse che, proprio perché appartengono indistintamente a tutti i cittadini, non sono impiegabili in modo discrezionale. La carità è un concetto bellissimo e chi la fa non deve rendere conto a nessuno. Ben diverso è l'impiego di denaro da parte di Comuni o Enti, per cui esistono regole ben precise a tutela della cittadinanza”.
Ad Acer, dove peraltro la richiesta di don Maurizio non risulta essere mai formalmente arrivata, il presidente Massimo Savi (che ha incontrato il parroco di S. Franca proprio pochi giorni fa) precisa che “la situazione della Farnesiana è nota, purtroppo, come sono noti diversi altri contesti di difficoltà sul fronte del disagio e dell'indigenza. Chi ha responsabilità nei confronti delle comunità, dei cittadini e dei fedeli è chiamato a utilizzare al meglio gli strumenti in proprio possesso: generiche, o anche specifiche, richieste di sospensione sulla riscossione di affitti in una zona comportano la necessità di compensazione da parte di altri di ciò che viene a mancare, magari facendo sacrifici, causando in tal modo sperequazioni inaccettabili. Mi risulta che a settembre, nell'ultimo incontro pubblico con don Noberini alla Farnesiana, sia stato ribadito come ci siano le sedi opportune per avviare il confronto e cercare soluzioni, anche di singoli casi, senza mai dimenticare che Acer e Comune sono Enti pubblici, dotati sì di grande sensibilità e capacità di attenzione, ma non enti caritativi: amministrano, infatti, i soldi dei cittadini e ai cittadini devono rendere conto”.
Di una cosa sia Cugini sia Savi sono certi: “Non sempre le soluzioni che sembrano più facili sono praticabili. Spesso, anzi, seppure involontariamente, possono provocare la diffusione pericolosa di speranze ingiustificate e indurre a comportamenti non corretti che producono ingiustizie. Una parrocchia ha i suoi strumenti per intervenire. Comune e Acer ne hanno altri: l'importante è che ci sia sempre leale collaborazione e non contrapposizione. Per costruire, serve la capacità di dialogo e di comprensione vera dei problemi.”.