Non accettava la fine della relazione amorosa con la moglie dopo dieci anni di vita insieme, così aveva iniziato a perseguitarla. Trent’anni, piacentina, la donna si era allontanata dall’abitazione coniugale nell’estate scorsa con l’intenzione di separarsi dal marito, un quarantenne anch’egli piacentino, che solo pochi giorni più tardi era riuscito a rintracciarla presso i conoscenti che l’avevano temporaneamente ospitata.
Da quel momento sono cominciate pressanti telefonate e pedinamenti che hanno causato, nella donna, un grave stato di ansia e paura: in un solo mese, dall’abbandono della casa, l’uomo aveva effettuato 401 chiamate al telefono intestato e in uso alla moglie. Una vessazione che si è estesa anche alla rete di amici e conoscenti frequentati dalla coppia: dall’analisi di cinque utenze telefoniche degli amici più vicini alla giovane donna, sono risultati 344 contatti.
La vittima di questo comportamento ossessivo e intimidatorio si era inizialmente rivolta a una pattuglia appiedata della Polizia Municipale, chiedendo aiuto per la difficile situazione vissuta. Gli agenti l’hanno invitata al Comando, dove è stata ascoltata e assistita dagli uffici di Polizia Giudiziaria, in seguito alle cui indagini l’uomo – cui era già stata applicata la misura restrittiva del divieto di avvicinamento alla moglie – è stato rinviato a giudizio in base all’articolo 612 bis del Codice Penale, per atti persecutori.