Come sempre non esiste un solo modo per leggere le statistiche. E lo stesso insieme di dati può essere letto in modo positivo o, al contrario, negativo. In periodo di crisi questo assioma vale ancora di più. E vale dunque anche per i dati congiunturali resi noti questa mattina nell'ufficio di presidenza di Confindustria, in via IV Novembre, nel corso di un incontro con i giornalisti al quale hanno partecipato il presidente Emilio Bolzoni, il direttore Cesare Betti e il responsabile del Centro studi dell'Associazione Industriali Luca Paolazzi.
L'indagine presentata riguarda l'andamento del secondo semestre 2013 in raffronto al secondo semestre dell'anno precedente. In linea generale – ed è il primo dato che salta all'occhio – si registra un calo dello 0,68% del fatturato per le imprese piacentine ma immediatamente lo sguardo cade su un altro dato, questo però con il segno positivo: l'aumento del 3,28% delle esportazioni.
La meccanica è stabile e si conferma settore trainate nel Piacentino, le imprese che producono materiali per l'edilizia sono purtroppo ferme al -13% del fatturato mentre il settore alimentare è in crescita con l'aumento del fatturato interno e soprattutto del fatturato estero che si attesta a oltre il 7%. E' un dato molto significativo.
L'intera industria manifatturiera pesa sull'economia piacentina per il 35% del fatturato totale e fa registrare, purtroppo, un dato consuntivo col segno meno che riguarda gli investimenti: -5,57%.
Anche in termini di occupazione c'è un calo generale del 0,40% (dato semestrale) che aumenta e arriva allo 0,96% se si considerano anche i lavoratori in cassa integrazione e gli interinali.
Se si parla di previsioni per il futuro, tuttavia, in termini generali si registra un aumento dell'ottimismo: cresce la percentuale di coloro che si attendono indicatori economici migliori.
E fin qui i dati, a cui bisogna associare una precisazione importante: l'indagine in questione non tiene conto dell'edilizia pura, e cioè delle classiche imprese edili, ma solo delle imprese che producono materiali per l'edilizia. Altrimenti i dati sarebbero drammatici.
Il dato di partenza, dunque, che decide di commentare Emilio Bolzoni, presidente di Confindustria Piacenza, è quello negativo del -0,68% del fatturato: è un dato oggettivo al quale però va affiancato, per dovere di cronaca, il -2,32 % della flessione del mercato nazionale.
Bolzoni però porta subito l'attenzione sul +3,28 dell'export piacentino «che arriva – precisa – dopo un +5,31 del semestre precedente. «Sono dati da boom economico – dice – che rivelano come le aziende italiane e in particolare quelle piacentine sono competitive, vincono la concorrenza internazionale. Ed è qui che bisogna puntare».
Le cifre del settore alimentare, poi, sono tutto positivo (+2% in Italia, +7% all'estero) «anche se non si esporta ancora in maniera adeguata – sottolinea Bolzoni – ma in vista dell'Expo2015 la valutazione è ancora più positiva, proprio perché ci attende una vetrina internazionale impagabile per i nostri prodotti».
C'è anche da dire che in quella che Bolzoni definisce una «corsa all'indietro» siamo comunque più bravi rispetto all'Emilia Romagna: 8,45% di disoccupazione a livello regionale, mentre a Piacenza è dell'8,12%. E ricordiamo che il dato nazionale è 12,19%. Certo, ricorda Bolzoni, Nel 2008 eravamo all'1,8% di disoccupazione che significa come all'epoca, ovvero prima della crisi, a Piacenza c'era occupazione piena.
Interessanti poi, nell'indagine congiunturale, quelli che vengono definiti i fattori critici e gli ostacoli alla realizzazione degli investimenti. Perché le aziende non investono? La risposta degli Industriali è tranchant: è insufficiente la domanda attesa, ci sono meno soldi ma soprattutto ci sono le difficoltà amministrative e burocratiche. In numeri, il 19% di chi non ha investito lo ha fatto per gli impedimenti creati da una giungla burocratiche che frenerebbe anche un treno in corsa, da paese del terzo mondo. «Per un imprenditore che ha due dipendenti – ricorda Bolzoni – un imprenditore ha addirittura 40 adempimenti burocratici pesantissimi da assolvere. In Inghilterra basta una sterlina e un giorno per aprire un'attività». Il confronto è impietoso anche perché è con paesi come l'Inghilterra che dobbiamo confrontarci sul mercato.
Ma tornando all'ottimismo, che questa volta è basato su dati concreti, è sull'export che si deve puntare: «La capacità attrattiva dei nostri prodotti è un tesoro evidente, riconosciuto dai fatti. E' su questo che si deve puntare».
Un altro dato indicativo: nel mese di dicembre l'export italiano è cresciuto del 5,2% rispetto a novembre, quindi nel giro di un mese, e all'interno di questo dato, le vendite fuori dall'Europa sono cresciute del +7%.
Certo, c'è il mercato nazionale che non cresce ed è una sorta di zavorra di cui le imprese nazionali, piacentine comprese, devono assolutamente liberarsi. Come? «Semplice – dice il presidente – per far ripartire il mercato nazionale ci vuole la politica. Matteo Renzi, con la sua nuova squadra di governo, deve assolutamente fare quello che ha promesso, è urgente, e cioè tagliare la burocrazia e la durata dei processi civili, che sono le due principali cause dei mancati investimenti esteri in Italia».