Qualità dell’aria, Arpa: “30 anni fa era molto peggio. Il problema? Le auto”

“La qualità dell’aria a Piacenza non è né migliore né peggiore di altri posti in regione. In questi ultimi anni, grazie anche alle sensibilità mostrate da mass media e medici, si sono fatti tanti progressi e l’attenzione deve rimanere alta. Ma sono altrettanto convinto che la qualità dell’aria che i piacentini respiravano 20/30 anni fa era peggiore di quella attuale”. E’ la conclusione di una lunga chiacchierata con il direttore dell’Arpa Piacenza Giuseppe Biasini, sollecitato da Radio Sound su temi di strettissima attualità: inquinamento e qualità dell’aria nella nostra città, cause e possibili rimedi, termovalorizzatore, trasporto pubblico, trasporto privato, caldaie. In un momento in cui a Piacenza si assiste a un dibattito piuttosto acceso intorno all’argomento, dove si fanno sentire i politici, i comitati, le associazioni, Radio Sound/Piacenza24 ha preferito dare la parola a un esperto della materia per aiutare tutti a chiarirsi le idee.

Radio Sound

La premessa: “Come Arpa il nostro mestiere è quello di valutare la qualità dell’aria. Non è nostro compito andare a decidere o sindacare le scelte di un’amministrazione. Siamo solo delle sentinelle, il resto non ci compete”.

Direttore Biasini, quanto è malata l’aria piacentina?

“Ci troviamo in Pianura Padana, sicuramente un’area calda da questo punto di vista. Non è, va detto, il peggio che si trova in giro. Faccio un esempio, Pechino. Mentre qui da noi rileviamo concentrazioni di pm2,5 pari a 30microgrammi al metro cubo, a Pechino questi valori arrivano a 700. Questo non significa che l’attenzione sull’inquinamento atmosferico debba scemare, anzi. Quello dell’aria resta il problema principale delle nostre città”.

Quindi come si può intervenire concretamente?

“Azioni incisive vanno prese a livello nazionale o quanto meno interregionale. Qualche anno fa l’anidride solforosa era diventata un grave problema. Ci ricordiamo tutti la situazione generata dalle cosiddette piogge acide con grave pregiudizio per molti ambienti naturali. Oggi non è più un problema grazie al fatto che a livello nazionale si è ritenuto di diminuire la quantità di zolfo nei combustibili e così oggi le concentrazioni sono nella norma. Lo ripeto: le azioni devono essere significative e almeno su livello interregionale. Su tutti va preso in considerazione il discorso trasporti. E’ una delle fonti di inquinamento principali”.

In questi anni le amministrazioni hanno puntato su targhe alterne, blocchi etc. Realmente a quanto sono servono queste misure per migliorare l’aria che respiriamo?

“Domanda interessante. Dal punto di vista delle misure che noi effettuiamo, queste azioni non hanno rilevanza perché l’inquinamento atmosferico per fortuna non è confinato. Noi in questo momento respiriamo inquinanti che vengono prodotti a centinaia di chilometri di distanza. Sono inquinanti ubiquitari. L’importanza delle targhe alterne e delle attenzioni che si sono avute sul tema hanno un doppio significato: uno dal punto di vista educativo e culturale (uno ad esempio quando si ferma deve spegnere l’auto, non tenerla accesa); secondo, quando si decide di tutelare part idi città come i centri storici, impedire alle auto di entrare in centro significa spostare le polveri altrove e questo provoca senz’altro beneficio. Si respira meglio, questo è assodato”.

Prima ha detto che bisogna agire sul versante del trasporto. In che senso?

 

 

 

“Se rimaniamo in termini di polveri sottili, uno degli inquinanti principali che noi monitoriamo in continuazione (e che ha conseguenze anche sul piano della salute) è il trasporto su gomma, una delle piaghe delle nostre città. Il trasporto su rotaia incide invece in maniera minimale e dunque bisognerebbe inserire politiche che vadano in questa direzione. Gli ultimi studi individuano anche nel riscaldamento domestico una delle cause della formazioni delle polveri”.

In questo periodo si parla tanto del termovalorizzatore. Quanto incide sull’inquinamento atmosferico?

“Va specificato che, essendo la situazione cronica, l’apporto del termovalorizzatore è trascurabile. Però non voglio esprimermi sulle scelte che si devono o non devono fare”.

Quindi insistere su politiche come car sharing, pooling etc?

“Sì. Credo tuttavia che le azioni che dobbiamo intraprendere vanno direzionate soprattutto sul trasporto. Si può fare moltissimo. C’è un ragionamento che riguarda una coscienza e una consapevolezza. Utilizzare il proprio mezzo è segno di libertà, ma anche un lusso. L’uso del mezzo privato deve essere fatto se è indispensabile. Piacenza si attraversa in bicicletta”.