Rissa in carcere, imputato nega tutto ma il nome non lo aiuta: Mohamed Ali

C'è da dire che il nome non lo aiuta proprio in questo specifico frangente, ma lui comunque si dice innocente e giura di averle prese, le botte. Certo, se ti chiami Mohamed Ali, e cioè come il più grande idolo della boxe mondiale di tutti i tempi, appari sulle prime poco credibile. E in effetti ora come ora il nordafricano in questione, omonimo di Cassius Clay dopo la conversione all'Islam, è tra i sette imputati per una mega rissa avvenuta due anni fa all'interno del carcere delle Novate di Piacenza. Botte da orbi, calci e pugni per motivi non meglio precisati, a quanto pare per una vecchia rivalità tra gruppi di detenuti, italiani da una parte magrebini dall'altra. Morale, tutti in ospedale (nessuno per fortuna in gravi condizioni) e tutti denunciati per rissa dopo l'intervento – non certo facile – della Polizia penitenziaria che a suo tempo aveva fisicamente diviso in contendenti e poi calmato gli animi.

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Oggi in tribunale, dopo un paio di rinvii tecnici, è iniziato ufficialmente il processo per questo episodio che aveva creato scompiglio all'interno del Penitenziario, riportando in primo piano il tema della sicurezza per gli stessi agenti ma anche per i detenuti. Tema tuttora di stretta attualità, come dimostrano le frequenti denunce da parte delle organizzazioni sindacali. 

Stamattina le parti hanno fatto le loro richieste e presentato i documenti, che per quanto riguarda il pm Arturo Iacovacci consistevano soprattutto in certificati medici. Sia la pubblica accusa sia i numerosi difensori (tra i quali l'avvocato Roberto Bernocchi, che assiste l'omonimo del grande pugile americano) hanno presentato le loro liste testi e il giudice Italo Ghitti, dopo aver accolto le varie richieste, ha rinviato il processo all'udienza del prossimo 2 maggio.