Rifiuti, Idv: “Comune venda le quote di Iren”. Ma arriva l’altolà della giunta

Quanto potrebbe ricavare il Comune di Piacenza se decidesse di vendere le proprie quote di Iren? “Potremmo ricavare risorse in grado, ad esempio, di permetterci di estinguere mutui per circa 15 milioni di euro, con un risparmio certo di circa 1,5 milioni ogni anno di spesa corrente da destinare ad investimenti ed ancora avere a disposizione altri 10 milioni per nuovi investimenti come la nuova piscina, il piano di manutenzione straordinaria delle strade e delle scuole”.

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Il ragionamento non arriva, come spesso è capitato in passato, da un’opposizione che mette in dubbio il ruolo strategico del Comune nella multiutility, il cui pacchetto azionario vale l’1,6%. Giunge piuttosto dal consigliere comunale Samuele Raggi, esponente di Italia dei Valori, forza di maggioranza che da qualche settimana, con l’ingresso in esecutivo di Luigi Gazzola, guida l’assessorato al Bilancio. Raggi ha proposto l’uscita da Iren in Consiglio comunale nel mezzo del suo intervento sullo smaltimento dei rifiuti e più specificatamente sulla richiesta di rinnovo della autorizzazione integrata ambientale (Aia) formulata da Tecnoborgo alla Provincia. Con tale richiesta la società controllata di Iren che gestisce il termovalorizzatore ha chiesto il mantenimento di capacità di smaltimento rifiuti a 120mila tonnellate nonché l’eliminazione del vincolo di territorialità dei rifiuti, cioè la possibilità di importare anche rifiuti di altre province.

Un argomento scottante che ha richiamato infatti in aula i comitati che si battono per migliorare la qualità dell’aria nella nostra città.

Per l’Italia dei valori quell’1,6% di quote del Comune di Piacenza in Iren è irrisorio; a differenza dei primi anni Novanta, quando sorse l’impianto, “non siamo più in emergenza e l’inceneritore di Borgoforte è insieme a quello di Ravenna quello di più vecchia costruzione e tecnologia, e particolarmente elevate sono le sue emissioni di ossido di azoto rispetto alla quantità di rifiuti trattata”. In buona sostanza, un impianto senza un futuro, pensionabile, tutt’al più riconvertibile in impianto di recupero. Tale combacia né più e né meno con quella del Movimento 5 Stelle che sta saldamente all’opposizione e che per questo risulta piuttosto imbarazzante per un’amministrazione che giudica tale ipotesi non futuribile. Chiare le parole dell’assessore alle Società partecipate Francesco Timpano: “A mio parere è un’ipotesi non interessante in questa fase. Iren gestisce importanti servizi, ha 500 dipendenti, siamo presenti nel cda in misura numericamente superiore rispetto alla quota azionaria, e stiamo incidendo, a partire dalla gestione della presidenza Profumo, nei percorsi decisionali. Quella di uscire da Iren non è un’ipotesi sul tavolo”.  

“Dal punto di vista del tema inquinamento – ha proseguito Timpano – se si guarda il rapporto qualità aria Regione si può guardare che questi impianti contribuiscono all’inquinamento tra lo 0 e l’1% su tutti gli inquinanti. Tutti sappiamo che l’inquinamento è determinato prevalentemente da altri fattori su cui dovremmo concentrare la nostra attenzione. Non diventeremo la pattumiera della Regione. Non dimentichiamoci che prima del 2001 il 75% dei nostri rifiuti veniva esportata e ancora adesso una gran parte viene smaltita altrove”.